Perché il 25 novembre?

Gian Paolo Castagnoli spiega il motivo della scelta della data per istituire la Giornata internazionale contro la violenza alle donne

CESENA. Perché è stato scelto il 25 novembre come giorno per istituire la Giornata internazionale contro la violenza alle donne? Lo spiega Gian Paolo Castagnoli, giornalista cesenate, nel suo post su Facebook.

 Perché proprio il 25 novembre? Pochi sanno perché nel 1999 l’Onu scelse di istituire proprio in quella data la Giornata internazionale contro la violenza alle donne. Io stesso ne ero all’oscuro fino a un paio di anni fa e invece credo che saperlo possa arricchire la riflessione su una mostruosità con cui conviviamo dalla notte dei tempi e che è davvero ora di spazzare via. Il perché del 25 novembre va cercato nel 1960. Quel giorno di quell’anno, a Santo Domingo, le tre sorelle Mirabal stavano andando a visitare in carcere due dei loro mariti, detenuti politici per la loro opposizione alla spietata dittatura che schiacciava il Paese. Non arrivarono mai a destinazione, perché squadracce legate ai servizi segreti del regime le bloccarono lungo la strada e le uccisero, dopo averle stuprate. Credo che dietro questo episodio ci sia più di un insegnamento da trarre. Qui in Italia, quando parliamo di violenza alle donne, la mente corre ai femminicidi compiuti in ambito domestico oppure all’ex partner che impazzisce perché è “accecato dalla gelosia”. È una visione molto riduttiva di qualcosa che invece è molto più vasto e complesso. E che è ancestrale e socio-culturale al tempo stesso.

L’omicidio delle sorelle Mirabal fu essenzialmente un assassinio politico. Furono ammazzate perché erano attiviste impegnate contro il regime. Eppure le modalità in cui furono massacrate ci dice molto sulla radice comune di tutte le violenze alle donne. Ha un’importanza relativa il contesto in cui da sempre una metà degli esseri umani infierisce sull’altra metà. Il vero e immenso problema è il modo in cui l’essenza femminile viene percepita da noi maschi. Un modo che tende a essere brutale, basato sulle categorie del possesso e della superiorità del presunto sesso forte sul presunto sesso debole, seguendo sempre schemi imperniati sulla dominazione fisica-sessuale.

Da questo punto di vista, sono identici lo stupro di guerra o quello di chi non accetta di perdere il controllo della moglie, della compagna o dell’ex coniuge o dell’ex fidanzata perché le considera oggetti di cui disporre. Io credo che il vero nodo da sciogliere non sia la ricerca del perché scatti la violenza su una singola donna in un singolo caso, ma del perché la violenza, in forme più eclatanti o più sottili, sia al centro delle relazioni tra uomini e donne. Finché non lo capiremo e non riusciremo a cambiare quegli schemi, sia dentro le nostre teste sia nella società, non ne usciremo mai.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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