Il cachi, una delizia

Inizia la stagione del principe dei frutti autunnali

CESENA. Soffice, carnoso e dolcissimo, il frutto del cachi simboleggia l’autunno, stagione “di passaggio” responsabile spesso di spossatezza e stress psicofisico; grazie agli interessanti valori nutrizionali e alle proprietà correlate, il cachi rappresenta un ottimo espediente per iniziare al meglio l’autunno. Anzitutto i cachi sono considerati energetici e indicati a bambini, anziani e agli amanti dello sport. Ma soprattutto sono buoni. Vanno mangiati maturi, altrimenti allappano creando una situazione spiacevole. 

La pianta proviene dall’Asia orientale. In Italia le prime coltivazioni risalgono ai primi anni del Novecento.  Il frutto ha un caratteristico colore arancione vivace che tinge allegramente prati e boschi di pianura e collina nei mesi di ottobre e novembre. Ci sono due tipi principali di cachi: “il caco-mela”, dal sapore vanigliato e polpa soda e croccante, molto simile a quella delle mele; ed il caco comune, molto dolce e dalla polpa morbida e cremosa. Quest’ultimo ha accompagnato la nostra infanzia e, personalmente, fatico a tradirlo con quello più moderno. Era delizioso raccogliere quella polpa con il cucchiaio, poi era (e resta) paradisiaco mangiarla. 

Non vanno raccolti maturi, ma quando poi sono ancora gialli e duri. Il metodo migliore per farli maturare è adagiarli in una cassetta di legno o in un cartone, fuori dal frigorifero, ben distanziati tra di loro e in un luogo caldo e asciutto, meglio se al buio. Aiuta, e non poco, mischiarli con le mele. 

Come la stragrande maggioranza degli ingredienti, il consumo ideale è in purezza. Però si prestano a molte preparazioni, soprattutto dolci. A partire da marmellata e crostata. Ma si possono fare pure delle ottime mousse, la cheesecake, il semifreddo, oppure facendo una crema con mascarpone e cannella. Ma non mancano le ricette salate. C’è anche l’immancabile risotto che ormai è proposto in tutte le salse. Ma i cachi-mela possono anche essere cotti alla brace, oppure al forno, sempre dopo averli tagliati a fettine. Qualcuno li propone anche fritti. La varietà con polpa morbida invece può essere utilizzata per preparare toast e tartine, frullando la polpa con un po’ di ricotta e sale e spalmando la crema ottenuta sul pane. In questo caso non guasterebbe unirci qualche chicco di melograno che crea quel contrasto che le papille gustative apprezzano.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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