Dopo la cittadinanza onoraria a Liliana Segre è ora di collocare le “Pietre d’inciampo”

Un modo concreto per ricordare a Forlì i perseguitati e gli uccisi dopo la promulgazione delle leggi razziali del 1938

Risale a pochi giorni fa il conferimento, all’unanimità dei presenti e per acclamazione, da parte del Consiglio Comunale di Forlì della cittadinanza onoraria a Liliana Segre, superstite dell’Olocausto e attiva testimone della Shoah italiana. Un provvedimento condiviso che assume particolare valore perché Liliana Segre è senatrice a vita su designazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella “per avere illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale”. Ed è sull’impegno della nostra nuova concittadina che occorre riflettere in occasione di una data importante per la città e per la Romagna come il prossimo 9 novembre, giorno che segnò la Liberazione di Forlì dai nazifascisti. Liberazione avvenuta dopo che i soldati alleati e i partigiani avevano fatto altrettanto con le città e i paesi vicini nel prosieguo della faticosa e dolorosa risalita dell’Italia durante una guerra che costò inenarrabili sofferenze, tantissimi lutti e distruzioni ovunque. 
Occorre riflettere anche sulle persecuzioni e discriminazioni portate avanti nei confronti di etnie, di razze, di categorie sociali e di avversari politici durante quegli anni. Anche la città di Forlì fu scenario di diversi terribili eccidi fino a culminare, nel settembre del 1944, quando le SS misero in atto la loro “soluzione finale” su scala locale giustiziando 17 ebrei, la maggioranza donne, oltre a numerosi antifascisti, nella zona del nostro aeroporto. 
Tutte queste drammatiche vicende furono sistematicamente raccontate sul bollettino dell’Istituto Storico della Resistenza (Istituto allora presieduto da Ottorino Bartolini) in un saggio di Paola Saiani. Storia poi ripresa e amplificata dalla rivista “Una Città” che portò nel corso degli anni successivi alla sepoltura in due monumenti funebri dei resti mortali di quanti avevano trovato la morte in località Ronco  Da allora si è aperta una fase di ricerca storica sugli stessi avvenimenti che dura tutt’ora (nel corso degli ultimi anni se ne sono occupati anche studenti universitari della sede di Forlì), così come si sono organizzate cerimonie e convegni per ricordare tutti coloro che furono perseguitati in città dal momento della promulgazione delle leggi razziali e gli uccisi in località Ronco. Il ricordo di questo eccidio ha costituito ogni anno uno dei momenti più significativi degli appuntamenti che vengono proposti nell’ambito delle manifestazioni che ricordano la Liberazione di Forlì e dell’Italia. Tutto questo dovrebbe trovare, a mio avviso, un ulteriore modo per coinvolgere i cittadini forlivesi. È per questo che da tempo ho proposto, e lo ripropongo ora, di valutare la possibilità di collocare nei luoghi più significativi della persecuzione ebraica avvenuta in città le cosiddette “Pietre d’inciampo”, come già avvenuto in altre città sia in Italia sia in Europa su idea dell’artista tedesco Gunther Demnig per “depositare”, nel tessuto urbanistico e sociale della nostra città una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di concentramento o uccisi. L’iniziativa consisterebbe nell’incorporare nei marciapiedi o sul suolo stradale, davanti alle abitazioni o ai negozi delle vittime, e davanti ai luoghi della detenzione e dell’uccisione, dei blocchi in pietra muniti di una piastra in ottone sulla quale incidere il nome della persona (o delle persone), l’anno di nascita, la data, l’eventuale luogo di deportazione e la data di morte, se conosciuta.
Nel caso di Forlì si tratterebbe di effettuare queste operazioni, ad esempio, davanti all’ex Albergo Commercio (dove è già presente una lapide), alla Casa Circondariale, all’ex befotrofio, all’ex Caserma Caterina Sforza, in via Seganti, in Piazza Saffi dove erano presenti le attività commerciali delle famiglie Matatia e Saralvo, in via Cairoli angolo via Giorgio Regnoli dove sorgeva il Villino Saralvo confiscato ai legittimi proprietari, davanti all’edificio degli ex uffici della ditta Becchi progettato dall’ingegnere di origine ebraica Luigi Szegò, il quale nel 1940 fu cancellato dall’Ordine degli Ingegneri per poi essere riammesso nel 1946, a San Biagio dove ha operato don Pietro Garbin anche a favore di ebrei perseguitati, ecc. Questo tipo di informazioni intende ridare un’individualità a chi si voleva ridurre solo a un numero. 

Gabriele Zelli

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Marco Viroli

Marco Viroli è nato a Forlì il 19 settembre 1961. Scrittore, poeta, giornalista pubblicista, copywriter, organizzatore di eventi, laureato in Economia e Commercio, nel suo curriculum vanta una pluriennale esperienza di direzione artistica e organizzazione di mostre d’arte, reading, concerti, spettacoli, incontri con l’autore, ecc., per conto di imprese ed enti pubblici. Dal 2006 al 2008 ha curato le rassegne “Autori sotto la torre” e “Autori sotto le stelle” e, a cavallo tra il 2009 e il 2010, si è occupato di pubbliche relazioni per la Fondazione “Dino Zoli” di arte contemporanea. Tra il 2010 e il 2014 ha collaborato con “Cervia la spiaggia ama il libro” (la più antica manifestazione di presentazioni librarie in Italia) e con “Forlì nel Cuore”, promotrice degli eventi che si svolgono nel centro della città romagnola. Dal 2004 è scrittore e editor per la casa editrice «Il Ponte Vecchio» di Cesena. Autore di numerose prefazioni, dal 2010 cura la rubrica settimanale “mentelocale” sul free press settimanale «Diogene», di cui, dal 2013, è anche direttore responsabile. Nel 2013 e nel 2014, ha seguito come ufficio stampa le campagne elettorali di Gabriele Zelli e Davide Drei, divenuti poi rispettivamente sindaci di Dovadola (FC) e Forlì. Nel 2019 ha supportato come ufficio stampa la campagna elettorale di Paola Casara, candidata della lista civica “Forlì cambia” al Consiglio comunale di Forlì, centrando anche in questo caso l’obiettivo. Dal 2014 al 2019 è stato addetto stampa di alcune squadre di volley femminile romagnole (Forlì e Ravenna) che hanno militato nei campionati di A1, A2 e B. Come copywriter freelance ha collaborato con alcune importanti aziende locali e nazionali. Dal 2013 al 2016 è stato consulente di PubliOne, agenzia di comunicazione integrata, e ha collaborato con altre agenzie di comunicazione del territorio. Dal 2016 al 2017 è stato consulente di MCA Events di Milano e dal 2017 al 2020 ha collaborato con la catena Librerie.Coop come consulente Ufficio Stampa ed Eventi. Dal 2016 al 2020 è stato fondatore e vicepresidente dell’associazione culturale Direzione21 che organizza la manifestazione “Dante. Tòta la Cumégia”, volta a valorizzare Forlì come città dantesca e che culmina ogni anno con la lettura pubblica integrale della Divina Commedia. Da settembre 2019 a dicembre 2020 è stato fondatore e presidente dell’associazione culturale “Amici dei Musei San Domenico e dei monumenti e musei civici di Forlì”. Da dicembre 2020 è direttore artistico della Fabbrica delle Candele, centro polifunzionale della creatività del Settore delle Politiche Giovanili del Comune di Forlì. PRINCIPALI PUBBLICAZIONI Nel 2003 ha pubblicato la prima raccolta di versi, Se incontrassi oggi l’amore. Per «Il Ponte Vecchio» ha dato alle stampe Il mio amore è un’isola (2004), Nessun motivo per essere felice (foto di N. Conti, 2007) e "Canzoni d'amore e di funambolismo (2021). Suoi versi sono apparsi su numerose antologie, tra cui quelle dedicate ai Poeti romagnoli di oggi e… («Il Ponte Vecchio», 2005, 2007, 2009, 2011, 2013), Sguardi dall’India (Almanacco, 2005) e Senza Fiato e Senza Fiato 2 (Fara, 2008 e 2010). I suoi libri di maggior successo sono i saggi storici pubblicati con «Il Ponte Vecchio»: Caterina Sforza. Leonessa di Romagna (2008), Signore di Romagna. Le altre leonesse (2010), I Bentivoglio. Signori di Bologna (2011), La Rocca di Ravaldino in Forlì (2012). Nel 2012 è iniziato il sodalizio con Gabriele Zelli con il quale ha pubblicato: Forlì. Guida alla città (foto di F. Casadei, Diogene Books, 2012), Personaggi di Forlì. Uomini e donne tra Otto e Novecento («Il Ponte Vecchio», 2013), Terra del Sole. Guida alla città fortezza medicea (foto di F. Casadei, Diogene Books, 2014), I giorni che sconvolsero Forlì («Il Ponte Vecchio», 2014), Personaggi di Forlì II. Uomini e donne tra Otto e Novecento («Il Ponte Vecchio», 2015), Fatti e Misfatti a Forlì e in Romagna («Il Ponte Vecchio», 2016), Fatti e misfatti a Forlì e in Romagna volume 2 («Il Ponte Vecchio», 2017); L’Oratorio di San Sebastiano. Gioiello del Rinascimento forlivese (Tip. Valbonesi, 2017), Fatti e misfatti a Forlì e in Romagna, vol. 3 («Il Ponte Vecchio», 2018). Nel 2014, insieme a Sergio Spada e Mario Proli, ha pubblicato per «Il Ponte Vecchio» il volume Storia di Forlì. Dalla Preistoria all’anno Duemila. Nel 2017, con Castellari C., Novara P., Orioli M., Turchini A., ha dato alle stampe La Romagna dei castelli e delle rocche («Il Ponte Vecchio»). Nel 2018 ha pubblicato, con Marco Vallicelli e Gabriele Zelli., Antiche pievi. A spasso per la Romagna, vol.1 (Ass. Cult. Antica Pieve), cui ha fatto seguito, con gli stessi coautori, Antiche pievi. A spasso per la Romagna, vol. 2-3-4 (Ass. Cult. Antica Pieve). Nel 2019, ha pubblicato con Flavia Bugani e Gabriele Zelli Forlì e il Risorgimento. Itinerari attraverso la città, foto di Giorgio Liverani,(Edit Sapim, 2019). Sempre nel 2019 ha pubblicato a doppia firma con Gabriele Zelli Fatti e Misfatti a Forlì e in Romagna volume 4 («Il Ponte Vecchio») e Forlì. Guida al cuore della città (foto di F. Casadei, Diogene Books). Con Gabriele Zelli ha inoltre dato alle stampe: La grande nevicata del 2012 (2013), Sulle tracce di Dante a Forlì (2020), in collaborazione con Foto Cine Club Forlì, Itinerario dantesco nella Valle dell’Acquacheta (2021), foto di Dervis Castellucci e Tiziana Catani, e I luoghi di Paolo e Francesca nel Forlivese (2021), foto di D. Castellucci e T. Batani. È inoltre autore delle monografie industriali: Caffo. 1915-2015. Un secolo di passione (Mondadori Electa, 2016) e Bronchi. La famiglia e un secolo di passione imprenditoriale (Ponte Vecchio, 2016). 

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