Meglio un politico bravo o uno simpatico?

È uno degli spartiacque

Il tema mi incuriosisce e stimola da tempo, ma la riflessione è diventata più profonda dopo che un amico mi ha segnalato un intervento pubblicato su barbadillo.it, blog che si occupa di politica, ma non solo. Riprende un brano dell’intervento fatto da Massimo D’Alema alla festa di Articolo Uno: nel Pci si teorizzava che il dirigente politico dovesse arrivare al vertice senza essere influenzato dalla ricerca del consenso. Aggiunge che per la successione di Luigi Longo il gruppo dirigente del partito prese uno che era timido, spigoloso, che non piaceva a nessuno. Si chiamava Enrico Berlinguer. E si rivelò un grande leader. Il popolo non l’avrebbe mai scelto. Non avrebbe mai vinto le primarie. Secondo D’Alema c’è un confine tra democrazia e populismo. E ricorda che il popolo scelse Barabba.

Stando così le cose la domanda che da tempo mi frulla per la testa è quanto mai attuale: è meglio un politico/amministratore bravo o simpatico? Certo, l’ideale sarebbe che possedesse entrambe le caratteristiche. Se però se ne dovesse scegliere una per quanto mi riguarda non ho il minimo dubbio: scelgo il bravo. Probabilmente tutti risponderebbero così. Però, come si dice, fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. 

Il problema è che se un politico/amministratore è bravo rischia di diventare antipatico. Anzi, è un passaggio inevitabile. Perché fa delle scelte e quando ciò succede inevitabilmente scontenta qualcuno. E, con il passare del tempo, la lista dei detrattori diventa sempre più nutrita e la cosa funziona fino a quando fino a quando tutti notano la testa, perché quando cominciano a pensare che sei antipatico non c’è più nulla da fare, il gradimento crolla e, a lungo andare, è meglio lasciare perdere la politica e andare a fare qualcosa d’altro.

Il problema di fondo è proprio quello: scegliere. Galleggiare e mettere le pratiche scottanti nell’ultimo cassetto sarebbe la cosa più semplice e garantirebbe il mantenimento di un alto livello di gradimento. Ma, per la legge del contrappasso, questo sarebbe un problema per il territorio governato perché l’immobilismo è il male maggiore di un amministratore pubblico.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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