Mi manca la notte della Cento

Pensavo fosse stata un'esperienza devastante, invece adesso, alla vigilia della nuova edizione, ne sento la mancanza

Domani si correrà la nuova edizione della Firenze/Faenza, la Cento chilometri del Passatore. Lo scorso anno ne feci una parte. Affiancai l’amico Graziano Gozi per circa 35 chilometri, più o meno dal km 55 al 90. Poi lui arrivò al traguardo con Nevio Massa che, fra l’altro, la correrà anche quest’anno. In bocca al lupo.


Per me fu un’esperienza massacrante. Non tanto per il chilometraggio, ma per la durata. Dovetti stare sulle gambe per oltre sei ore. “Mai più” dissi sottovoce quando salii in auto. Ero stanchissimo. Mi addormentai e non riuscì nemmeno ad aspettare il mio amico sul traguardo,  come ci eravamo ripromessi. Che non avrei ripetuto l’esperienza poi l’ho detto in tutte le lingue e in tutte le occasioni. Ma, adesso, che sta per partire la nuova edizione, mi manca. Sono andato in scimmia. I podisti mi capiscono. Gli altri assolutamente no. Però solo adesso mi rendo  conto che le sensazioni che ho vissuto quella notte resteranno per sempre impresse nella mia mente. Non saranno mai immagini sbiadite, nonostante siano scene di fatica, di visi sconvolti, in molti casi di dolore. Comunque di sacrificio e di sforzi.

Come quello di quel podista che dal cinquantesimo chilometro ha cominciato a soffrire di una cistite che lo faceva piangere ogni volta che urinava, ma che è voluto arrivare fino alla fine. Oppure di un altro che non riusciva più a bere e mangiare ed è andato avanti lo stesso sbloccandosi poi, miracolosamente, a quindici chilometri dall’arrivo bevendo una birra. Quante persone poi ho visto stese sulle panchine che c’erano lungo il percorso. Alcuni dormivano. Altri semplicemente si riposavano per trovare quelle stille di energia (non si sa bene da dove) necessarie per arrivare fino all’agguato traguardo. I più fortunati invece dormivano invece  riposavano nell’auto dell’accompagnatore. Come mi rimarranno impressi nella mente gli applausi che ci hanno fatto un gruppo di ragazzi e ragazze (quattro o cinque) che hanno scelto di non andare in discoteca e passare quella notte in strada ad incitare quei matti che fanno la Cento. Forse loro non se ne rendono conto, ma per me sono stati di un’importanza vitale. Ecco, tutto questo mi mancherà. È follia? Non lo so. Secondo qualcuno è sfida con sé stessi. Io credo sia solo passione. Quella passione che solo la corsa sa regalarmi.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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