Al Pd serve una ventata di aria fresca

Le assemblee nei circoli stanno andando bene, ma l'impressione è che se il Pd non aprirà le finestre potrebbe non avere un'altra possibilità per farlo

Si scrive Roma, ma si legge Cesena. Subito dopo la catastrofe del 4 marzo l’elettorato del Pd parlava solo di vicende nazionali. Adesso, a quasi due mesi del voto, chi partecipa alle assemblee convocate dai circoli sempre più spesso fa domande sulle prossime amministrative. In molti chiedono il nome del candidato sindaco. Quesito che resta senza risposta, ma non per tatticismo, bensì perché non c’è niente non solo di deciso, ma neppure di impostato.

Ma la richiesta principale è un’altra: aprire le finestre e far entrare aria fresca. Ed è proprio quello di cui, in questo momento storico, ha bisogno il Pd. A tutti i livelli ha l’esigenza di far partire un progetto nuovo.

 

Visti i tempi che corrono, le assemblee stanno andando abbastanza bene sia dal punto di vista della partecipazione che degli interventi. Ieri sera, ad esempio, all’Oltresavio c’erano una quarantina di persone e ci sono stati nove interventi. Ma la cosa che sorprende è che c’è la partecipazione di volti nuovi. Persone che si sapeva fossero di area, ma che non partecipavano a questo tipo di incontri.

 

Ma soprattutto c’è voglia di dire la propria. Nove interventi su una quarantina di presenti (più del 20 per cento) non sono pochi. Tutto questo in cosa si tradurrà?

Questa è la vera domanda delle cento pistole. L’impressione è che il Pd sia arrivato all’ultima fermata. Se, questa volta, non raccoglie i sentimenti e, soprattutto, le sollecitazioni che arrivano dalla base, difficilmente potrà avere un’altra possibilità.

 

Non è una questione di nomi. Quello che sta emergendo dalle assemblee è chiaro. Il problema sono gli atteggiamenti, il modo di porsi, il progetto politico.

 

Io non ho mai demonizzato i caminetti. Quelli sia in politica che nella società civile non solo ci dovranno sempre essere, ma sono necessari. Sono il momento di una sintesi che però deve essere rappresentativa di una richiesta della base. Non servono fughe in avanti come, ad esempio, sta facendo Franceschini. Quella, a torto o a ragione, viene vista come la vecchia politica inciucista. Quella delle correnti che nascono non per dare un contributo alla crescita del partito, ma che cercano una consistenza numerica per accreditarsi di un peso sempre maggiore in vista della “spartizione” del potere.

È quella la vecchia politica alla quale gli elettori chiedono che Il Pd stia lontano. Non ne fanno una questione di nomi. Ad aprire la finestra potrebbe anche essere un politico. Però di quella ventata dovrebbe abbeverarsi. Respirarla a pieni polmoni e rigenerarsi sia per l’immediato che per il futuro.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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