Fondazioni Carisp, vade retro Forlì

In questo momento Cesena è troppo debole per intavolare una trattativa. Rischierebbe di fare la fine della Grecia

Con una frequenza sempre maggiore sento parlare e, soprattutto, suggerire una fusione della fondazione Cassa di Risparmio di Cesena con quella di Forlì. Al momento, per quanto mi riguarda e per quello che può contare, sono contrario.

Sento già muovere, nei miei confronti, le accuse di incoerenza. Di certo mi si imputerà di essere un paladino dell’area vasta a corrente alternata e, inoltre, di essere miope a non volere un accordo con una fondazione ricca come quella di Forlì.

Sarebbero obiezioni legittime, per quello cerco di articolare meglio il mio pensiero.

Premetto che sono e resto convinto che il futuro dei nostri enti locali debba passare da una politica di area vasta. Per le fondazioni bancarie questo, invece, è il momento di soprassedere. Il mondo del credito sta vivendo una situazione molto particolare e ancora non si sa quale sarà l’assetto futuro. Quindi ritengo sia il caso di aspettare che la situazione si assesti in modo definitivo prima di prendere delle decisioni.

C’è poi un altro aspetto. Credo mi si debba dare atto di aver sempre sostenuto che in una fusione non ci deve essere l’asso pigliatutto. Altrimenti  (passatemi il paragone, solo come esempio) si creerebbe la situazione che vediamo  (e critichiamo) in Europa per lo strapotere della Germania.

E, secondo me, in questo momento facendo un accordo fra le fondazioni di Cesena e Forlì, Cesena rischierebbe di fare la parte della Grecia. Non per una volontà egemonica dei forlivesi (Pinza in testa), ma perché sarebbe la naturale evoluzione delle cose.

Forlì è molto ricca. Ogni anno può distribuire sul territorio una decina di milioni, cifra che Cesena non ha mai potuto investire. Negli anni d’oro arrivava a quattro. Adesso, per i guai che ha attraversato la banca, ha a disposizione solo pochi spiccioli. E, magari, tante idee. Quando i soldi non ci sono si è costretti ad aguzzare l’ingegno.

In un’eventuale fusione in questo momento Cesena cosa potrà ottenere? Un componente  (difficile arrivare a due) in consiglio di amministrazione e pochissime elargizioni dal punto di vista economico. Nello stesso tempo Cesena dovrebbe mettere sul piatto il suo patrimonio, magari inferiore a quello di Forlì, ma comunque molto interessante.

Sono affari che si potrebbero fare in qualsiasi momento. Per quello ritengo che adesso sia meglio lasciare le cose come stanno. Per prima cosa attendiamo di vedere come andrà a finire la vicenda della banca e quali e quanti benefici ne ricaverà la fondazione. Poi c’è da capire cosa renderanno i warrant.

Tutte domande al quale al momento non è possibile fare una risposta. L’unica cosa che pare certa è che alla fine la fondazione starà meglio e, di conseguenza, avrà più forza in una eventuale trattativa. Nel frattempo non resta che fare di necessità virtù e affidarsi alla forza delle idee.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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