Pd e centrosinistra devono resettare

Il rischio maggiore è per le prossime amministrative. Serve fare chiarezza e, per prima cosa, superare personalismi e incrostazioni

Non avevo una gran voglia di farlo, perché oltre alla politica avrei altri argomenti da trattare, a partire da turismo e vino. Ma dopo una tornata elettorale che si è conclusa con un cataclisma (annunciato) non si può svicolare dall’argomento politico.

 

È fuori di dubbio che questo giro lo sconfitto è il centro sinistra in generale, ma soprattutto il Pd. A mio avviso è anche chiaro il motivo. Manca identità e non c’è un’offerta politica adeguata a quella che chiedono i suoi potenziali elettori. E la responsabilità principale è di Matteo Renzi. Ma non perché​ sia piccolo, sporco e cattivo. E neppure perché non sia un politico di razza. Probabilmente non sarà uno statista con la esse maiuscola, ma è uno che la politica la sa fare. Il problema è che ha una visione distante da quella di sinistra. Non è solo questione di riforma del mercato del lavoro.

Non è vero che il centrosinistra non possa essere guidato da un centrista. Il problema si pone quando il leader ha una visione distante da quella della base. A quel punto succede che buona parte dei tuoi elettori ti seguono, ma c’è un continuo smottamento. Nello stesso tempo non hai potere attrattivo nei confronti degli elettori di altri schieramenti e arriva il cataclisma di questa volta. Il problema ha radici più lontane di quelle attuali. Parte dal blairismo che ha minato il dna della sinistra. E Renzi ci è finito in mezzo.

Adesso c’è solo una cosa da fare: resettare. Ora tutti guardano a Pisapia, come se l’ex sindaco di Milano fosse il messia. A parte che non lo è, però questo è il momento di ripartire da zero. Basta sperare nell’arrivo dell’uomo dei miracoli. Serve lavorare pancia a terra. Ormai servono anche le fondamenta. Ben venga quindi la convention di Pisapia. Ma va vista solo come un passaggio di un percorso che dovrebbe essere lungo e impervio per portare a quella chiarezza che serve.

 

Invece, io credo, si cercheranno delle scorciatoie perché la visione sarà di corto respiro in quanto tutti saranno concentrati sulle elezioni politiche dove il Pd, soprattutto se ci sarà il proporzionale, vivacchierà. Invece i rischi sono altri.

Cesena (photo credits: https://www.flickr.com/photos/paolo_cst/)

È per questo che chi non dovrebbe perdere l’occasione di fare chiarezza al proprio interno è l’ambito locale, dove si voterà fra circa due anni. Possiamo raccontarci tutto quello che vogliamo, ma il rischio che Pd e centrosinistra corrono è molto alto. Gli anticorpi ancora ci sono. O, ci sarebbero. Però bisogna resettare. Una mano di bianco non non servirebbe a niente. Bisognerà vedere e capire se ci sarà la capacità e la volontà di farlo.

https://www.flickr.com/photos/ziowoody/

Cesena – Palazzo del Capitano (photo credits: https://www.flickr.com/photos/ziowoody/)

Per prima cosa dovranno essere superati personalismi e incrostazioni. Quello sarà un banco di prova. Poi servirà ricostruire un dialogo con le parti sociali, percorso, per la verità già cominciato  e che vivrà un momento importante alla festa de l’Unità. Meno difficile dovrebbe, invece, essere la sintesi sulle cose da fare. In zona valori di centro sinistra sono ancora abbastanza forti. Però va tenuto in considerazione che servono visioni moderne (ma non troppo spinte verso destra) per portare a costruire un’alleanza che ora chiamano liberalsocialista, ma che io preferisco definire socialdemocratica.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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