Firma per la pluralita’ dell’informazione

Giorni decisivi per il futuro dell’editoria cooperativa e no profit. I tagli retroattivi decisi dal governo potrebbero metterla in ginocchio. Non tanto e non solo perché ci sono pochissimi soldi nel fondo per l’editoria. Ma anche e soprattutto perché il governo ha deciso di tagliare (usando il machete) quando due bilanci erano già stati chiusi basandosi su quello che stabilivano le leggi di bilancio approvate dal Parlamento. Per le aziende, quindi, non era più possibile intervenire. Un combinato disposto che oltre a determinare grossi problemi di liquidità ha creato delle pesanti sopravvenienze passive che, nella maggior parte dei casi, determinano un saldo negativo del capitale sociale che è l’anticamera della liquidazione. Una mazzata che potrebbe essere giustificata se il governo si trovasse di fronte un interlocutore reticente. Invece no: le aziende interessate sono pronte a fare ulteriori tagli e a discutere di quella riforma che chiedono da anni. Da parte del governo serve però un intervento che mitighi, almeno parzialmente, i pesanti tagli fatti sugli ultimi due esercizi (anni 2013 e 2014). Una trattativa, in tal senso, è in corso da tempo, ma ancora non c’è stato un atto concreto che vada in quella direzione. E il tempo ormai è scaduto. È vero che il bilancio 2014 si può chiudere entro il 30 giugno. Ma quelli sono tempi tecnici. Il problema deve essere risolto molto prima. Questi sono gli ultimi giorni utili. In ballo c’è la pluralità dell’informazione (bene intangibile) che, altrimenti, sarebbe a forte rischio. Senza questo tipo di intervento l’informazione italiana resterebbe nelle mani solo di alcuni grandi gruppi (non più di cinque) che, quindi, avrebbero una sorta di monopolio. A rischio ci sarebbe soprattutto l’informazione locale. Quella fatta da cooperative di giornalisti e poligrafici che, per darsi un lavoro, hanno scommesso su se stessi e sul proprio lavoro dando vita a iniziative editoriali, le uniche esperienze di di editori puri. Si tratta però di pedalò che nel burrascoso mare dell’editoria hanno rischiato di essere spazzati via ad ogni refluo di vento. Figuriamoci cosa può succedere loro dopo questo maremoto.
Per spiegare e supportare la propria posizione è partita la campagna “Meno giornali meno liberi”

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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