I diritti come priorità

I diritti, le questioni legati ai migranti e alle diverse culture, sono purtroppo relegati in fondo alla lista delle priorità per la maggior parte degli schieramenti politici. Anche in questa campagna elettorale se ne parla soprattutto per qualche polemica fra i leader. Eppure sono la cartina al tornasole dell’arretratezza italiana, di ciò che ci allontana dall’Europa. Bersani ha detto che nei primi cento giorni del governo di centrosinistra fra i primi provvedimenti ci sarà la cittadinanza ai bimbi figli di migranti nati in Italia e la regolarizzazione per via giuridica delle coppie di fatto. Non a caso un intero capitolo del programma del Pd è dedicato proprio al tema dei diritti. Si tratta di un dato molto importante.

Grazie alle primarie, il Pd e il centrosinistra si presentano con molte forze nuove, rappresentate nel nostro territorio da Marco Di Maio, Veronica Zanetti ed Elena Toni: credo potranno portare un contributo concreto alla realizzazione di leggi degne di una nazione civile, laica, moderna, europea, che abbia a cuore i diritti umani e di cittadinanza, per tutti. L’omofobia è ancora diffusa ed è una vergogna che il Parlamento non sia stato capace neanche di approvare una legge che la persegua. La maggior parte degli italiani sono pronti: è la politica che deve fare uno scatto in avanti.

Sempre in tema di diritti violati, non è tollerabile che nel 2013 non ci si interroghi, tutti, sulla vergogna di arance o pomodori o olive raccolti nei campi da persone praticamente soggette a schiavitù, caricate all’alba e stipate su furgoni per essere portate nei campi, a 10 euro al giorno, se va bene, lasciate a dormire in accampamenti di fortuna, senza nulla, né acqua, né elettricità o bagni. Ancora, un riferimento deve essere fatto alla cosiddetta “generazione nessuno”, ex “generazione Erasmus”, stimata in circa 60mila giovani under 40 che ogni anno lasciano l’Italia. Non sono “cervelli in fuga”, si tratta di persone che si vedono costrette a partire per lasciarsi alle spalle un paese che sta stretto, che non piace, che non offre opportunità, che non tutela i diritti fondamentali. Eppure non è che all’estero tutti diventino ricercatori, dirigenti, professionisti affermati. Molti, pur laureati, finiscono a fare i camerieri, i commessi, le baby-sitter o gli impiegati in un call center.

Siamo uno dei popoli che, negli ultimi 200 anni, più spesso ha dovuto far ricorso all’emigrazione per conquistare un tenore di vita accettabile. Però una parte ancora consistente di italiani è ostile all’emigrazione di altri popoli verso l’Italia e il resto dell’Europa. Nonostante chi arrivi, spesso sulle cosiddette carrette del mare, sfugga a situazioni di povertà, di guerra, di soprusi non paragonabili alla nostra realtà. Per avere una buona politica occorre mettere al centro i diritti, e dunque anche migliorare le condizioni della maggior parte delle carceri italiane e chiudere definitivamente i Cie, frutto della fallimentare politica delle destre e della Lega in materia di immigrazione. Per avere buona politica, a partire dai diritti, occorre “vietare violare”, come ci ha spiegato Cecile Kyenge, candidata alla Camera per il PD, e portavoce della Rete Primo Marzo. Per perseguire questi obiettivi occorre che alle prossime elezioni politiche vincano il PD e il centrosinistra.

Elisabetta Scozzoli, responsabile ‘Diritti e Immigrazione’ Unione territoriale PD forlivese

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