Welfare: le priorità

Sono due le emergenze: sostegno ai disoccupati cronici e interventi per l'invecchiamento della popolazione

Come intervenire su chi fatica a rialzarsi e quali supporti dare a una popolazione che invecchia sempre più. Sono due delle domande (forse le principali) al quale la politica deve dare delle risposte concrete. E deve farlo col welfare.

 

Il ragionamento deve partire da un presupposto. L’economia comincia ad andare meglio. Bisogna però evitare voli pindarici. Insomma, i trionfalismi sono da bandire. Perché la crescita è ancora debole e si deve consolidare. Ma è fuori di dubbio che c’è stato un miglioramento. L’apertura di nuove sezioni di scuole materne testimonia che c’è un aumento di richiesta dovuta al fatto che più mamme vanno al lavoro.

 

Ma la crisi ha lasciato dietro di se molti feriti, parecchi gravi. Ed è su questi che, in particolare, bisogna concentrarsi: quella fetta di disoccupati cronici.

Cesena (photo credits: https://www.flickr.com/photos/paolo_cst/)

Lo Stato ha introdotto il reddito di inclusione, copiando il modello Emilia Romagna. Il sostegno arriva fino a 400 euro al mese. La misura sperimentale di contrasto
alla povertà era partita nel 2016. Nel territorio dell’Unione Valle del Savio nel primo anno di attività sono state raccolte 190
domande; di queste solo 53 accolte dall’Inps. Adesso è partito il nuovo modello, è composto in due parti: un assegno mensile, che avrà un importo variabile secondo le dimensioni del nucleo familiare e un progetto personalizzato di reinserimento sociale e lavorativo. Inoltre la Regione Emilia-Romagna ha aggiunto un proprio provvedimento che amplia la platea dei beneficiari. La misura è attiva da settembre e nelle prime settimane ha raccolto cento nuove domande.

 

Dando per scontato che della regia si devono occupare i Comuni, il tema è: non solo non bisogna mettere in discussione i provvedimenti, ma rinforzarli. E per farlo è fondamentale evitate contributi a pioggia. Anche per questo è fondamentale la regia delle amministrazioni comunali. Si potrebbe poi auspicare un ulteriore intervento anche dei Comuni stessi. Qualcosa teso ad ampliare la platea dei beneficiari. Per Cesena servirebbero almeno 300 o 400 mila euro all’anno. Non è facile.

https://www.flickr.com/photos/ziowoody/

Cesena – Palazzo del Capitano (photo credits: https://www.flickr.com/photos/ziowoody/)

Un po’ perché i soldi non sono molti. Poi perché le esigenze aumentano. C’è un’altra emergenza che deve essere affrontata. È  quella dei problemi determinati dall’invecchiamento. Il nostro è un territorio dove si vive più a lungo. Secondo qualcuno per il buon livello della sanità. Per altri per la qualità della vita. Cambiano i fattori, ma il prodotto non cambia: la popolazione invecchia di più. E questo è un bene. Ma significa anche un maggior impegno da parte delle strutture pubbliche per supportare questo fenomeno che interessa anche i disabili.

 

In entrambi i casi servono soldi e idee. Partendo dal presupposto che il compito di un amministratore pubblico è quello di creare ricchezza e redistribuirla nel modo più equo possibile, il tema di come rimodulare il welfare è tra quelli più importanti e non più rinviabile. Però, purtroppo, nella politica cittadina non vedo quel sacro furore che invece spunta in altre circostanze.

 

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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