Gioco, cultura e società: la sfida cooperativa di Demoelà

Luigi Cornaglia in esclusiva ad Eureka per la rubrica "Coopstartup – Loro ce l’hanno fatta".

Per la rubrica “Coopstartup – Loro ce l’hanno fatta”, oggi intervistiamo Luigi Cornaglia, cooperatore e socio fondatore di Demoelà, società con una visione ambiziosa: costruire giochi che non siano solo momenti di aggregazione, ma che possano essere strumenti sociali, culturali e di apprendimento.

Parliamo un po’ della vostra cooperativa: chi siete?

Siamo tre amici dai tempi del liceo. Ci siamo inventati un gioco strategico da tavolo nel 2014 che ha avuto un grande successo: si chiama Zena 1814, ambientato durante l’ultimo anno di indipendenza della Repubblica di Genova. Quest’idea, del gioco come strumento culturale, sociale, di apprendimento rappresentava una grande opportunità. Quando si è aperto il bando Coopstartup in Liguria abbiamo quindi fatto il nostro business plan: fare giochi con un contenuto etico-sociale, con un messaggio culturale. Noi siamo partiti in questo modo qua.

Luigi Cornaglia (foto dal suo profilo Twitter @luigicornaglia)

Il nome della vostra cooperativa, Demoelà. Com’è nato?

Beh, è semplice. “Demoelà” vuol dire divertirsi. Richiama al divertimento.

Perché avete optato per il modello cooperativo per realizzare la vostra idea?

Perché volevamo coniugare la nostra idea in un’organizzazione che ci consentisse di restare orizzontali, anche di aprirci un domani ad altre forme di partecipazione. Un modello dove non contasse la massimizzazione del profitto, ma la redistribuzione del concetto di partecipazione.

Quanti soci conta la vostra cooperativa?

Eravamo in tre quando l’abbiamo costituita e siamo ancora in tre. Però stiamo valutando di ampliarci, perché col tempo abbiamo stabilito molte collaborazioni: ci sono diversi soggetti che sarebbero interessati ad entrare.

Abbiamo già accennato ad alcuni dei valori che guidano la vostra esperienza cooperativa. Vuoi aggiungerne degli altri?

La condivisione per noi è un valore centrale. Il nostro sogno è fare lavorare facendo esattamente ciò che ci piace, mantenendo il nostro stile, la nostra eticità, e anche una certa capacità di innovazione. Il gioco come opportunità di marketing non è un’operazione semplice: va fatta ricerca, va condotta una fase di sviluppo accurata. Solo a quel punto il gioco può davvero diventare relazione, coinvolgimento, fidelizzazione.

Da qui a dieci anni, come vedete la vostra cooperativa?

Spero di vederla cresciuta, con un bel magazzino pieno di tanti giochi, con diverse linee di distribuzione, con un bel sito di e-commerce, e con tanti bei progetti, tanti giovani autori, giovani grafici e creativi con cui collaborare. Insomma, una crescita ed un ampliamento radicati nel tempo.

Tornando al progetto Coopstartup, come siete venuti a conoscenza del bando?

Mi sembra di averlo letto sul giornale. Poi mi sono informato, ho scritto una email e sono stati tutti gentilissimi e disponibilissimi.

Quanto è stato fondamentale il progetto CoopStartup nello sviluppo della tua idea?

Noi siamo partiti con un’idea, ma per fare diventare l’idea un progetto ed un progetto una società ci vuole tantissimo lavoro e anche tantissima formazione. A parte il contenuto economico che resta fondamentale, ci hanno fornito un sacco di elementi preziosissimi, nel costruire il business plan, nel raccontarci le esperienze di altri cooperatori; nel capire anche noi stessi cosa volevamo, come modulare la nostra proposta.

In che anno avete vinto il bando?

Ci siamo candidati nel luglio 2015. Dopo la prima scrematura, il gennaio 2016 siamo rientrati fra i primi 10. A marzo 2016 abbiamo avviato la nostra attività cooperativa. Abbiamo 13 mesi di vita.

Può raccontarci un aneddoto divertente della vita della vostra cooperativa?

Noi facciamo giochi, e l’aspetto più divertente è quando riesci a portare i giochi in quegli ambienti in cui normalmente non sono abituati a giocare. Li abbiamo portati agli anziani, a Coop Liguria… Insomma, vedi persone anche non più giovani capaci di entusiasmarsi, di appassionarsi al gioco, alla sfida. Vogliono vincere, combattere. È molto divertente.

Un’ultima domanda: che consiglio daresti a giovani aspiranti cooperatori che vogliono partecipare al bando Coopstartup?

Il mio consiglio è quello di fare molta attenzione ai numeri ed agli aspetti finanziari. Un conto è avere una buona idea, altro è avere i margini per garantire la sostenibilità di questa buona idea. La gestione amministrativa e finanziaria resta uno degli aspetti più delicati. È quindi fondamentale sfruttare al massimo la possibilità di affiancamento che fornisce Legacoop ai giovani aspiranti cooperatori, con professionisti qualificati che ti seguono soprattutto nelle fasi di avvio dell’impresa cooperativa.

 

Luigi non ha mai smesso di giocare, e grazie a Coopstartup ne ha fatto una professione. E se capitasse anche a te? Partecipa a Coopstartup Romagna.

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Eureka

Massimo Romano, Angelo D’Angelo, Andrea Casalis, Luca Corraini e Giulia Monaco vengono rispettivamente da Palermo, Vasto (CH), Padova, Bologna e Eboli (SA). Sono cinque studenti iscritti al corso di laurea magistrale in Mass Media e Politica dell’Alma Mater, Università di Bologna, Campus di Forlì. Tutti e cinque appassionati di cinema, fotografia e serie televisive, nel 2015 si trasferiscono a Forlì per approfondire gli interessanti mondi della comunicazione politica, del marketing elettorale e del social media management. Questo il motivo per cui, nel 2017, colgono immediatamente l’opportunità di mettersi in gioco per realizzare una startup dentro al progetto Coopstartup Romagna e raccontare il mondo cooperativo. 

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