Avatar photo

Emanuele Chesi

Emanuele Chesi è capo della redazione del Resto del Carlino di Cesena. Per Romagnapost scrive di media, in particolare del rapporto tra informazione e politica, e di tutto quello che gli viene in mente.

La TV della lentezza

Nel panorama mediatico in continuo mutamento, la preferenza assoluta dell’italiano medio per la televisione è un unicum su scala europea. Due terzi dei cittadini hanno come canale informativo preferenziale o assoluto lo schermo tv. Un elemento che rimanda per alcuni osservatori al ritardo culturale nazionale, per altri semplicemente all’invecchiamento progressivo della popolazione. In giro per…

Querelato dalle pompe funebri

In gergo si chiamano “querele temerarie” e sono quei ricorsi al giudice (quasi sempre in sede civile) che puntano a far male al portafogli del giornalista o dell’editore. Temerarie perché scarsamente o per nulla fondate, ma di questo gli autori ben poco si preoccupano: è chiaro, molto spesso, il senso intimidatorio di questi atti. E’…

E se parlassimo di cose serie

Molti grillini eletti mi stanno francamente sulle palle per la loro aria saccente, per il loro senso di pretesa superiorità morale e per altro che ha a che fare con la mia professione (e pur tuttavia ammetto che spesso hanno ragione). Però è altrettanto insopportabile che ora tutti, anche i peggio fetenti, si mettono a…

Lo zelo tutto italiano per la privacy

La tutela della privacy nei confronti dei mezzi di comunicazione è perseguita negli ultimi anni con un’enfasi burocratica tutta italiana. L’applicazione di un giusto principio di rispetto dopo decenni di lassismo e di sostanziale giungla era ovviamente legittima e anzi doverosa. La tracimazione alla quale si è assistito nel nostro paese è però del tutto…

Aside

Dal supplemento Economia del Corsera di oggi leggo che le letterine con la promessa di rimborso Imu spedite dal Cavalier Berlusconi (costate comunqe 360 mila euro) hanno goduto dello sconto per propaganda elettorale: 4 centesimi anziché 70 l’una. In base a una norma della legge del 93 abrogata dal referendum anti-finanziamento pubblico. Poi dice che Grillo fa il pieno di voti.

(Emanuele Chesi, via Facebook)

Aside

Poliambulatorio, spazi indecorosi, gente pressata, anziani che non possono sedersi, infermieri gentili ma caos e assenza di informazioni. Diciamolo: non sarebbe uno scandalo chiudere strutture del genere — presso Ospedale Di Forlimpopoli. (Emanuele Chesi, via Facebook)

Formigoni non ci fa mancare nulla

Ci eravamo abituati a prendere regolarmente per i fondelli i politici della vecchia guardia che facevano capolino sui social media. Ne abbiamo viste di tutti i colori: commenti allo sbaraglio modello tredicenne bimbominkia, mitragliate di post intelligentissimi sparati con tutta evidenza da spin doctor o portaborse, autocelebrazioni imbarazzanti e repentine fughe dal dibattito. Poi è…

L’anarcoservilismo al servizio del padrone

L’interessante trasmissione televisiva nel corso della quale Silvio Berlusconi ha magnanimamente ospitato Michele Santoro e persino Marco Travaglio ha fatto versare fiumi d’inchiostro anche alla stampa culturalmente più accorta. Ma la comprensibile indignazione per un evento che non ha simili nelle società occidentali avanzate ha, almeno in parte, fatto velo al dato più significativo e caratterizzante dell’ennesima campagna elettorale italiana dai toni incandescenti: la centralità del messaggio televisivo.

E’ ormai un decennio che si prefigura l’avvento dei nuovi media in politica e si ripetono a nastro i necrologi sulla tv (non parliamo poi della stampa). Invece il video continua a occupare il campo. Segno di un paese arretrato e in rotta con le tendenze della società contemporanea? Può darsi. Ma anche negli Usa il cuore della campagna elettorale continua a risiedere nel pendolo tra la presenza fisica dei candidati sul territorio e la loro immagine televisiva (il mitico dibattito all’americana che si tenta ora meritoriamente d’importare in Italia).

Tornando al Belpaese, l’annuncio prematuro della dipartita del piccolo schermo, interessato o meno, ha così ancora una volta lasciando campo libero alle scorribande. Favorite peraltro dall’anarcoservilismo (secondo la celebre categoria coniata dal linguista Raffaele Simone) di larga parte dei nostri conduttori tv. Prodotto di un sistema mediatico che fa in ogni caso riferimento a un padrone. Politico o imprenditoriale che sia.

 

I sospetti del Grillo

Se le classifiche mondiali della libertà d’informazione inchiodano l’Italia in zona retrocessione un motivo ci sarà. Il panorama è fosco in buona parte del globo, intendiamoci. Ma solo in Italia forse si riesce a digerire con noncuranza una pagella da brivido. Le responsabilità dei giornalisti e delle aziende editoriali – in larga parte contigue ai…