Bisogna creare ricchezza, ma poi redistribuirla

In modo intelligente, non caritatevole

di Gianpaolo Castagnoli

Io credo che le nostre convinzioni politiche, e per chi le ha le passioni o addirittura le fedi politiche, non dovrebbero mai fare venire meno la lucidità e l’onestà intellettuale nell’analizzare quelli che sono dati oggettivi.
Questo vale anche per Draghi, che è lontano dal mio modello socio-economico di riferimento, e mi tocca ripeterlo per l’ennesima volta, visto che c’è chi in questi giorni mi sta scambiando per un suo “tifoso” solo perché penso che in un momento così tragico sia stata una follia fare cadere anticipatamente il governo che guidava.
E allora partiamo da un punto. Nel 2021, con Draghi al timone, l’Italia è stato il Paese che ha avuto la maggiore crescita del Pil tra tutti i 28 Stati dell’Unione Europea. Per essere chiari, la ricchezza che ha prodotto ha avuto un incremento quasi cinque volte più alto di quello che c’è stato nella efficientissima Germania.
Ciò che mi divide da Draghi è che lui, come tutti liberisti, è convinto che basti questo perché tutti ne traggano beneficio, come per magia. Io invece penso, e posso dimostrarlo dati alla mano (basta guardare la forbice sempre più ampia tra una piccola minoranza di ricchi sempre più ricchi e una massa crescente di persone in difficoltà economica), che le cose non funzionino così. Tocca alla politica ridistribuire la ricchezza per non lasciare indietro nessuno.
Un’altra differenza è che Draghi è un economista e un banchiere e tende inevitabilmente a ragionare da economista e banchiere (e qui sta l’assurdità di chi lo critica perché non ha fatto alchimie e non ha mostrato le astuzie politiche che avrebbero evitato la caduta del governo): per lui il compito di chi guida un Paese è essenzialmente quello di agevolare l’aumento dei profitti e del benessere materiale. Per me, invece, governare una comunità significa molto, molto altro e molto, molto di più.
Ma detto questo, la crescita del Pil non è una roba astrusa o criminale, da cultori del capitalismo. Se vuoi fare politiche redistributive e mettere in campo azioni sociali a sostegno delle persone più deboli (ma anche creare le condizioni per sviluppare “l’altro” di cui dicevo), non è un fattore irrilevante avere più o meno soldi da distribuire. Quindi il risultato ottenuto in termini di Pil con Draghi al timone, che è stato indiscutibilmente straordinario in positivo, è prezioso.
Il vero guaio è che non ci sono e temo non ci saranno politici con la volontà o la capacità di produrre quel di più e al tempo stesso fare quanto serve per trasformare quel di più (che non va dimenticato che arriva però dopo un anno di calo ancora più forte del recupero fatto) in qualcosa che migliori le condizioni di vita di tutti, e non solo dei soliti pochi accumulatori di ricchezza.
Bisognerebbe inoltre trovare qualcuno che lo sappia fare in modo intelligente e non assistenzialistico-caritatevole, come è accaduto col pessimo modello di reddito di cittadinanza introdotto, misura di per sé sacrosanta se fatta per il verso.
Infine, bisognerebbe anche evitare che la crescita del Pil la si faccia a scapito di altri esseri umani o di beni di tutti (per esempio, infischiandosene della tutela dei lavoratori, della salvaguardia dell’ambiente e del rispetto di grossi pezzi del resto del mondo, che continuiamo a sfruttare oscenamente).
Politici, se ci siete battete un colpo. Soprattutto a sinistra.

Questo post è stato letto 93 volte

Avatar photo

Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *