Brutte notizie per i no euro

I partiti avranno la forza di tenere conto delle evidenze?

CESENA. Periodicamente torna d’attualità il tema dell’uscita dall’euro, argomento caro soprattutto ad una parte del centrodestra sovranista (Lega Nord e Fratelli d’italia). Ma si ha sempre avuto l’impressione che sia un tema caldeggiato da un ristretto gruppo di politici. Innanzitutto per un motivo che non è mai stato citato, ma che è rilevante: con il passare del tempo crescono gli euronativi. La moneta unica è nata venti anni fa, quindi la fascia di persone compresa fra i 20 e i 35 anni si può dire che hanno l’euro come punto di riferimento.

Per i primi perché è stata l’unica moneta di riferimento, per i più grandi perché l’addio alla lira c’è stato quando ancora erano troppo piccoli (quindici anni o meno) e perciò si riconoscono solo nell’euro. E con una fascia così rilevante ci si deve far di conto. 

Ma che quello dell’uscita dalla moneta unica sia un tema non eccessivamente gradito agli italiani emerge anche dall’ultima rilevazione fatta dalla Swg. Il consueto radar si è concentrato sul ventennale dell’euro. E quello che emerge è abbastanza chiaro: due terzi degli italiani considera giusta la decisione, presa all’epoca, di diventare membri della zona euro e il 56 per cento non vorrebbe tornare alla lira, posizione che va rafforzandosi nel tempo. Inoltre sono in continua diminuzione coloro che ritengono la moneta unica una limitazione che danneggia le politiche economiche del paese, mentre si sta espandendo l’opinione per cui essa sia una garanzia per la stabilità e per la solidità dell’export delle imprese italiane. I nostalgici della moneta nazionale sono il 27 per cento e la metà di loro ritiene che il processo che ha portato all’ingresso nell’euro non sia stato gestito in maniera appropriata.

Invece sulla prospettiva di demandare parte del potere decisionale in campo economico dello Stato alla Commissione Europea i cittadini si dividono sulla scia politica: elettori Pd e M5S favorevoli, quelli di Lega e Fdi contrari.

Insomma, emergono verdetti chiari. La speranza è che i partiti lo siano altrettanto. Ma il timore è che invece alla chiarezza sarà preferita una posizione ibrida per non deludere nessuno.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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