Il Pd, le correnti, il populismo e i radical chic

Ma il vero problema è un altro

CESENA. Che pastrocchio. L’impressione è che in casa del Pd si stia riproponendo la situazione che ha preceduto la caduta dell’impero Romano, quando c’erano i barbari alle porte, ma non si aveva la sensazione che la fine fosse imminente. Le dimissioni del segretario sono l’ultimo atto di una vicenda che comincia ad essere paradossale. E’ probabile che nel gesto di Zingaretti ci sia anche della tattica, nel senso che abbia forzato la mano per farsi chiedere di restare.

Qualunque sia l’obiettivo, resta il fatto che il segretario del Pd ha motivato le sue dimissioni dicendo cose legittime. Ha fatto riferimento alla voglia di poltrone mettendo nel mirino le correnti che ci sono all’interno del partito.

Di per se le correnti non sarebbero una brutta cosa. Una struttura, qualunque essa sia, non può essere guidata dal pensiero unico. Visioni diverse sono utili per arricchire la proposta. Dovendo tutti lavorare per lo stesso obiettivo, le proposte diverse o alternative non devono essere viste come concorrenza. Nello stesso tempo però non vanno accettate per dare il contentino a qualcuno. Il problema è un altro: le correnti (soprattutto in politica) nascono come esercizio del potere. Alzare la voce per ottenere un riconoscimento è un metodo ormai consolidato. 

I protagonisti di queste vicende, che spesso rappresentano se stessi o poco più, non si rendono conto che così facendo rischiano di avere più “potere” in un partito che rischia di contare sempre meno. E se succede è solo per un motivo: l’identità perduta. O, forse, mai avuta. Chi è il Pd? A chi parla? Perché non riesce più a conquistare la fiducia del popolo della sinistra?

Ha ragione Cuperlo quando sostiene che ci sono troppi salotti e caminetti, leggesi riunioni fra pochi intimi per decidere le strategie. Invece servirebbe “sporcarsi” di più le mani. Andare in piazza, tra le gente e cercare di capire da dove nasce il malessere e tentare di dare una risposta. Sia chiaro, quello non sarebbe populismo. L’impressione è che ormai si usi quel sostantivo come foglia di fico. Attenzione però, radical chic e populismo sono agli estremi, ma hanno lo stesso problema: sono più fumo che arrosto. 

Questo post è stato letto 59 volte

Commenti Facebook
Avatar photo

Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.