Padre Ernesto Caroli: a Montepaolo nel nome di Sant’Antonio

Si deve a padre Ernesto Caroli (1917 – 2009) la compilazione della cronologia della vita di Sant’Antonio che si riporta integralmente in quanto offre una visione semplificata della complessa vita del santo. Mentre padre Ernesto va ricordato, fra le altre mille iniziative e realizzazioni portate avanti, come uno dei fondatori dell’Antoniano di Bologna. Nacque a Misileo, frazione di Palazzuolo (Fi), il 9 Gennaio 1917. Educato all’insegna della semplicità, del lavoro e della religione nel 1930 volle entrare nei frati a Cotignola “dopo aver saputo”, come raccontava sempre in tono scherzoso, “che li si giocava molto e si mangiava bene”. Frequentò a Parma il Liceo Classico poi si trasferì a Bologna, dove rimase 4 anni, per studiare Teologia. Era ancora studente quando partì per l’Albania come cappellano militare. Dopo l’8 settembre 1943 fu catturato dai soldati tedeschi insieme ad altri militari italiani e trasferito in un campo di concentramento in Germania.
Ebbi la possibilità di conoscerlo e di frequentarlo in diverse occasioni dopo che nel 1995 fu nominato rettore del Santuario di Montepaolo. Mi raccontò della vita nel lager, così come si può leggere su diversi siti web e libri a lui dedicati. Era solito raccontare a proposito della prigionia: “L’esperienza del lager è durata 28 mesi… due cose mi hanno segnato: l’incontro con migliaia e migliaia di giovani soldati (da lì è nata l’idea di fare qualcosa per i giovani) e poi la fame; ero arrivato a pesare 38 chili tanto che un mio pensiero fisso è stato quello dei poveri senza cibo; da qui è nata l’idea di una mensa per i poveri”.
Di questa terribile esperienza Padre Ernesto portò con se anche ricordi positivi, fortemente legati al suo spirito religioso ed intraprendente che lo spinse a creare nel campo di concentramento una sorta di scuola con conferenze, spettacoli, celebrazioni liturgiche ed anche un bollettino.
Ci sarà modo di parlare nuovamente di lui prossimamente. In questo contesto si aggiunge che una volta liberato e rientrato in Italia, riprese gli studi laureandosi in Teologia Morale a Roma poi, trasferitosi a Bologna, mise a frutto il bene e il male di quell’intenso trascorso inaugurando nel 1954, presso l’Antoniano, la mensa dei poveri, una sala cinematografica che con i proventi sosteneva la mensa ed un Accademia di Arte drammatica. “Alternando l’impegno civile a quello sociale”, come giustamente è scritto nel sito www.santiebati.it, “fece crescere l’Antoniano che divenne una realtà sempre più articolata, di non facile comprensione agli occhi di alcuni – forse meno lungimiranti – i quali non vedevano di buon occhio alcune iniziative di impronta a loro avviso poco spirituale. Al contrario, Padre Ernesto aveva una mentalità assolutamente calata nel suo tempo e, vedendo in prospettiva, negli anni Sessanta fu ben felice di realizzare ed utilizzare come mezzi di comunicazione sociale gli studi televisivi, all’interno dei quali iniziò ad essere trasmesso lo Zecchino d’Oro”.
Successivamente ebbe una vita molto piena e protesa a prendersi cura dei più bisognosi da una parte e dall’altra molto impegnato e presente anche all’interno del suo Ordine, in qualità di Segretario della Conferenza dei Ministri Provinciali fu promotore, nel 1972, di un incontro ad Assisi dal quale nacque il Mo.Fra. (Movimento Francescano), del quale Padre Ernesto venne eletto Segretario. L’intento del Mo.Fra. era quello di creare un orizzonte comune ai tre Ordini francescani e alle diverse famiglie dei singoli ordini. In quest’ottica, portò avanti anche importanti progetti editoriali quali un messale e un breviario comune, le Fonti Francescane e il Dizionario di spiritualità. Padre Ernesto si impegnò anche per l’Unione di tutti i Francescani d’Europa.

Quando da “pensionato” divenne rettore, con sua somma gioia, del Santuario di Montepaolo, dove è custodita una reliquia di Sant’Antonio che padre Caroli riuscì ad ottenere dai confratelli di Padova, si impegnò a rilanciare il ruolo del luogo sacro (oggi occupato dalle Monache Clarisse, in precedenza presenti nel monastero di Santa Chiara di Faenza). Sotto il suo impulso tutto il luogo fu caratterizzato da importanti iniziative tanto che l’Eremo iniziò ad offrire accoglienza a gruppi per esperienze di ritiro spirituale e momenti formativi per coppie sposate. Si deve a Padre Ernesto Caroli la possibilità di ripercorrere visivamente la vita di Sant’Antonio attraverso un itinerario di 10 affreschi denominato “Il sentiero della speranza”, realizzati dal pittore bolognese Lorenzo Ceregato, e di 18 quadri a mosaico collocati nel viale antistante il santuario dal titolo “Montepaolo nella storia”. Per la realizzazione delle opere a mosaico chiese al critico d’arte Flavia Bugani e a chi scrive consiglio su quali artisti forlivesi coinvolgere. Fu così che Miria Malandri, Manuela Camprini, Angelo Ranzi e Roberto Casadio diedero il loro contributo dipingendo quattro delle diciotto scene della vita di Sant’Antonio poi trasformate in mosaico da Elena Signorelli e Katia Mazzoni della Cooperativa mosaicisti di Ravenna.

1963, da sx Padre Benedetto Dalmastri, Padre Ernesto Caroli, Padre Gabriele Adani, Padre Berardo Rossi

Questa la cronologia della vita di Sant’Antonio redatta da padre Ernesto Caroli che mi consegnò in occasione di un incontro. Lo stesso testo è pubblicato nel volume che riporta informazioni sul “Cammino della speranza” e sul viale dei mosaici “Montepaolo nella storia”.

1195 – Sant’Antonio nasce a Lisbona, in Portogallo, da famiglia nobile e viene battezzato con il nome di Fernando.
1202-1210 – Frequenta la scuola della cattedrale.
1210 – Fernando entra fra i Canonici Regolari di Sant’Agostino nel monastero di San Vincenzo de Fora, presso Lisbona, ove resta per circa due anni. Per poter evitare le frequenti visite di amici e parenti che turbano la sua serenità interiore chiede ed ottiene di essere trasferito.
1212 – Passa al monastero di Santa Cruz a Coimbra, il centro di cultura sacra più importante del regno lusitano. Per circa otto anni “coltivava l’ingegno con una forte applicazione allo studio e teneva in forma lo spirito con la meditazione”.
1217 – Arrivano in Portogallo i primi francescani. Alcuni di loro vivono a Santo Antão dos Olivais, non lontano dalla canonica dove a volte si recano per chiedere l’elemosina. Fernando li incontra e parla con loro.
1218 – A circa ventitré anni viene ordinato sacerdote.
1220 – A fine estate entra fra i Frati Minori del Poverello di Assisi, assumendo il nome di Antonio e, spinto soprattutto dal desiderio del martirio, parte missionario in Marocco. Dopo alcuni mesi di soggiorno in terra africana, colpito da grave malattia, è costretto a fare ritorno in patria. La nave, a causa dell’imprevista violenza dei venti contrari, è trascinata sulle coste della Sicilia dove Antonio viene accolto dai francescani dell’isola. Ristabilito in salute, raggiunge Assisi e partecipa al celebre “Capitolo delle stuoie” indetto da Francesco. Invitato da Frate Graziano, superiore provinciale della Romagna, accetta con gioia di recarsi in un piccolo romitorio presso Forlì per celebrare la Messa per sei confratelli non sacerdoti.
1221 – Durante il mese di giugno Antonio raggiunge l’Eremo di Montepaolo. Qui, nella solitudine, vive una straordinaria esperienza di preghiera, penitenze e contemplazione, preparandosi così alla grande missione di apostolo del Vangelo, di difensore dei poveri e dei sofferenti. Dopo il suo discorso improvvisato a Forlì, in occasione di un’ordinazione sacerdotale, che rivela la sua straordinaria cultura biblica e profonda spiritualità, riceve l’incarico di predicare.
1223 – Predica a Rimini e in Romagna. Autorizzato personalmente da San Francesco, insegna, primo nell’Ordine, teologia ai Frati Minori a Bologna. È iniziatore della “Scuola Francescana” ben presto frequentata anche dal clero secolare e da studenti universitari.
1224 – Si reca a Vercelli presso il celebre teologo Tommaso Gallo, canonico regolare e docente di teologia mistica. Gallo scriverà di lui: “Il santo fratello Antonio dell’Ordine dei Frati Minori… mediante la purità dell’anima e l’ardore della mente, ferventemente desiderò la teologia mistica, la fece sua e se ne alimentò copiosamente..” (Liber miracolo rum, 3, 17 n. 9-10).
1225 – Viene inviato in Provenza e poi in Linguadoca.
1226 – È Custode a Limoges, in Aquirania; ad Arles, in Provenza, in occasione di un Capitolo dei frati, pronuncia un celebre discorso, durante il quale appare San Francesco benedicente.
1227 – Ritorna in Italia e assiste al Capitolo generale di Pentecoste ad Assisi, durante il quale viene nominato Ministro provinciale della Romagna (comprendente allora tutta l’Italia settentrionale fino a Milano).
1227-1230 – Predica e, nella sua qualità di superiore provinciale, visita i conventi e incontra i frati della Romagna. Da questo si può ipotizzare anche un suo ritorno a Montepaolo.
1227-1228 – Si ferma per la prima volta a Padova, e vi compone i Sermones dominicales (datazione probabile).
1230 – Partecipa al Capitolo di Pentecoste ad Assisi; insieme ad altri frati viene mandato in
missione presso la Curia Romana per l’interpretazione della regola francescana; predica alla presenza del Papa Gregorio IX, il quale, ammiratore della sua eloquenza, lo definisce “Archa Testamenti”. Lascia l’ufficio di Ministro provinciale e riceve la missione di predicatore generale; sceglie come sua residenza Padova.
1230-1231 – Scrive i Sermones festivi. L’opera dei Sermones gli meriterà il titolo di Dottore della Chiesa.
1231 – Predica a Padova la prima quaresima con predicazione quotidiana (febbraio-marzo); chiede ed ottiene dal Comune di Padova la riforma degli statuti che prevedevano il carcere, anche a vita, per quanti, gravati di debiti, erano nella impossibilità di pagarli; va a Verona da Ezzelino per sollecitare la liberazione di Riciardo, conte di San Bonifacio (maggio); si reca a Camposampiero, ospite del Conte Tiso, presso il quale ha la celebre visione del Bambino Gesù (maggio-giugno).
13 giugno 1231 – Dopo essere stato colto da malore viene portato verso Padova, dove desidera morire, ma è necessario che si fermi presso i frati dell’Arcella per l’aggravarsi delle condizioni di salute. Muore dicendo: “Vedo il mio Signore”.
1232 – Gregorio IX, a Spoleto, canonizza Sant’Antonio a meno di un anno dalla morte (30 maggio); viene scritta la “Leggenda Assidua”, prima vita del Santo; inizia la costruzione della basilica di Padova, attorno alla chiesetta del convento Santa Maria Mater Domini, presso la quale si trova attualmente l’Arca del Santo.
1263 – Prima ricognizione delle reliquie di Sant’Antonio, presieduta dal Ministro generale San Bonaventura, che rinviene incorrotta la lingua del grande predicatore.
1946 – il 16 gennaio, con la lettera apostolica, Pio XII proclama Sant’Antonio “Dottore Evangelico”.

Anche se questo periodo è ancora caratterizzato dalla pandemia generata dalla diffusione del virus Covid 19 e dalle diverse varianti, ritengo sia necessario cominciare a pensare come celebrare le ricorrenze dell’arrivo, della permanenza e della rivelazione a Forlì nel 1222 del futuro Santo.

Gabriele Zelli

Questo post è stato letto 79 volte

Avatar photo

Marco Viroli

Marco Viroli è nato a Forlì il 19 settembre 1961. Scrittore, poeta, giornalista pubblicista, copywriter, organizzatore di eventi, laureato in Economia e Commercio, nel suo curriculum vanta una pluriennale esperienza di direzione artistica e organizzazione di mostre d’arte, reading, concerti, spettacoli, incontri con l’autore, ecc., per conto di imprese ed enti pubblici. Dal 2006 al 2008 ha curato le rassegne “Autori sotto la torre” e “Autori sotto le stelle” e, a cavallo tra il 2009 e il 2010, si è occupato di pubbliche relazioni per la Fondazione “Dino Zoli” di arte contemporanea. Tra il 2010 e il 2014 ha collaborato con “Cervia la spiaggia ama il libro” (la più antica manifestazione di presentazioni librarie in Italia) e con “Forlì nel Cuore”, promotrice degli eventi che si svolgono nel centro della città romagnola. Dal 2004 è scrittore e editor per la casa editrice «Il Ponte Vecchio» di Cesena. Autore di numerose prefazioni, dal 2010 cura la rubrica settimanale “mentelocale” sul free press settimanale «Diogene», di cui, dal 2013, è anche direttore responsabile. Nel 2013 e nel 2014, ha seguito come ufficio stampa le campagne elettorali di Gabriele Zelli e Davide Drei, divenuti poi rispettivamente sindaci di Dovadola (FC) e Forlì. Nel 2019 ha supportato come ufficio stampa la campagna elettorale di Paola Casara, candidata della lista civica “Forlì cambia” al Consiglio comunale di Forlì, centrando anche in questo caso l’obiettivo. Dal 2014 al 2019 è stato addetto stampa di alcune squadre di volley femminile romagnole (Forlì e Ravenna) che hanno militato nei campionati di A1, A2 e B. Come copywriter freelance ha collaborato con alcune importanti aziende locali e nazionali. Dal 2013 al 2016 è stato consulente di PubliOne, agenzia di comunicazione integrata, e ha collaborato con altre agenzie di comunicazione del territorio. Dal 2016 al 2017 è stato consulente di MCA Events di Milano e dal 2017 al 2020 ha collaborato con la catena Librerie.Coop come consulente Ufficio Stampa ed Eventi. Dal 2016 al 2020 è stato fondatore e vicepresidente dell’associazione culturale Direzione21 che organizza la manifestazione “Dante. Tòta la Cumégia”, volta a valorizzare Forlì come città dantesca e che culmina ogni anno con la lettura pubblica integrale della Divina Commedia. Da settembre 2019 a dicembre 2020 è stato fondatore e presidente dell’associazione culturale “Amici dei Musei San Domenico e dei monumenti e musei civici di Forlì”. Da dicembre 2020 è direttore artistico della Fabbrica delle Candele, centro polifunzionale della creatività del Settore delle Politiche Giovanili del Comune di Forlì. PRINCIPALI PUBBLICAZIONI Nel 2003 ha pubblicato la prima raccolta di versi, Se incontrassi oggi l’amore. Per «Il Ponte Vecchio» ha dato alle stampe Il mio amore è un’isola (2004), Nessun motivo per essere felice (foto di N. Conti, 2007) e "Canzoni d'amore e di funambolismo (2021). Suoi versi sono apparsi su numerose antologie, tra cui quelle dedicate ai Poeti romagnoli di oggi e… («Il Ponte Vecchio», 2005, 2007, 2009, 2011, 2013), Sguardi dall’India (Almanacco, 2005) e Senza Fiato e Senza Fiato 2 (Fara, 2008 e 2010). I suoi libri di maggior successo sono i saggi storici pubblicati con «Il Ponte Vecchio»: Caterina Sforza. Leonessa di Romagna (2008), Signore di Romagna. Le altre leonesse (2010), I Bentivoglio. Signori di Bologna (2011), La Rocca di Ravaldino in Forlì (2012). Nel 2012 è iniziato il sodalizio con Gabriele Zelli con il quale ha pubblicato: Forlì. Guida alla città (foto di F. Casadei, Diogene Books, 2012), Personaggi di Forlì. Uomini e donne tra Otto e Novecento («Il Ponte Vecchio», 2013), Terra del Sole. Guida alla città fortezza medicea (foto di F. Casadei, Diogene Books, 2014), I giorni che sconvolsero Forlì («Il Ponte Vecchio», 2014), Personaggi di Forlì II. Uomini e donne tra Otto e Novecento («Il Ponte Vecchio», 2015), Fatti e Misfatti a Forlì e in Romagna («Il Ponte Vecchio», 2016), Fatti e misfatti a Forlì e in Romagna volume 2 («Il Ponte Vecchio», 2017); L’Oratorio di San Sebastiano. Gioiello del Rinascimento forlivese (Tip. Valbonesi, 2017), Fatti e misfatti a Forlì e in Romagna, vol. 3 («Il Ponte Vecchio», 2018). Nel 2014, insieme a Sergio Spada e Mario Proli, ha pubblicato per «Il Ponte Vecchio» il volume Storia di Forlì. Dalla Preistoria all’anno Duemila. Nel 2017, con Castellari C., Novara P., Orioli M., Turchini A., ha dato alle stampe La Romagna dei castelli e delle rocche («Il Ponte Vecchio»). Nel 2018 ha pubblicato, con Marco Vallicelli e Gabriele Zelli., Antiche pievi. A spasso per la Romagna, vol.1 (Ass. Cult. Antica Pieve), cui ha fatto seguito, con gli stessi coautori, Antiche pievi. A spasso per la Romagna, vol. 2-3-4 (Ass. Cult. Antica Pieve). Nel 2019, ha pubblicato con Flavia Bugani e Gabriele Zelli Forlì e il Risorgimento. Itinerari attraverso la città, foto di Giorgio Liverani,(Edit Sapim, 2019). Sempre nel 2019 ha pubblicato a doppia firma con Gabriele Zelli Fatti e Misfatti a Forlì e in Romagna volume 4 («Il Ponte Vecchio») e Forlì. Guida al cuore della città (foto di F. Casadei, Diogene Books). Con Gabriele Zelli ha inoltre dato alle stampe: La grande nevicata del 2012 (2013), Sulle tracce di Dante a Forlì (2020), in collaborazione con Foto Cine Club Forlì, Itinerario dantesco nella Valle dell’Acquacheta (2021), foto di Dervis Castellucci e Tiziana Catani, e I luoghi di Paolo e Francesca nel Forlivese (2021), foto di D. Castellucci e T. Batani. È inoltre autore delle monografie industriali: Caffo. 1915-2015. Un secolo di passione (Mondadori Electa, 2016) e Bronchi. La famiglia e un secolo di passione imprenditoriale (Ponte Vecchio, 2016). 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *