Colpo mortale al commercio

Spopola l'online e Amazon apre altri due centri di distribuzione

CESENA. Come era facile immaginare, il dibattito sul voto di fiducia al governo ha catalizzato l’interesse dei mezzi di informazione. In questi casi tutte le altre notizie passano in secondo piano. Non è successo per il Covid, ma è l’eccezione che conferma la regola. Del resto sarebbe impossibile far passare in secondo piano le notizie legate a quella epidemia che da quasi un anno flagella il mondo e lo tiene sotto scacco.

Nello stesso tempo però non ha avuto lo spazio adeguato un’altra notizia: l’apertura nel nord Italia di due centri di smistamento di Amazon. Uno sarà a Novara e l’altro in provincia di Modena, a Spilamberto. E’ positivo che ci saranno 1.100 assunzioni a tempo indeterminato. Per il resto c’è di che preoccuparsi. Se poi consideriamo che ripartirà l’esperienza di Postal Market è facile immaginare che per il commercio tradizionale, a partire da quello dei centri storici, le difficoltà tendono a decuplicare. E rischiano di dare il colpo di grazia ad un malato quasi terminale.

L’online è un avversario in continua crescita e difficilmente si fermerà. Per resistere il commercio tradizionale deve cambiare. Serve modificare gli orari di apertura e proporre un’offerta meno catalogata. Non è una novità. In passato c’è chi aveva lanciato l’allarme segnalando che preoccupava il fatto che in centro l’offerta commerciale si stesse appiattendo anche e soprattutto per il continuo aumento della presenza di punti vendita monomarca a traino nazionale. Nello stesso tempo una decina di anni fa, nel corso di un dibattito organizzato da Denis Ugolini, Luca Ferrini, attuale assessore allo Sviluppo economico, disse che riteneva incongruenti gli orari dei negozi e bisognava adeguarli alle nuove esigenze degli utenti. 

All’epoca, invece, si parlava solo di parcheggi. Per tanto, troppo tempo, colpevolmente, le energie si sono concentrate su una battaglia sulla quale era facile trovare consensi, ma che non era il fulcro del problema. Anche perché a Cesena non c’è mai stato l’allarme rosso, anche se, naturalmente, tutto è migliorabile. Il problema è che concentrando le energie su quel tema si è persa l’occasione di preoccuparsi su come innovare e modernizzare l’offerta commerciale. Allora il centro doveva competere con i centri commerciali e le condizioni per resistere c’erano. Quando però è arrivato l’online c’è stato il cataclisma. Ed ora è fondamentale innovare, ma quel passaggio che era necessario da tempo farlo ora da solo è inutile. Serve molto di più. Ed ha ragione Graziano Gozi, direttore della Confesercenti di Cesena e Ravenna quando sostiene che per invertire il declino servirebbe, per esempio, “l’azzeramento dei tributi locali e il dimezzamento dell’Irpef”.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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