Quando Dante ammirò la lunetta di San Mercuriale

Quinta tappa dell'itinerario sulle tracce di Dante a Forlì di Marco Viroli e Gabriele Zelli

Adorazione dei Magi – foto Dervis Castellucci

In questo itinerario vale la pena soffermarsi di fronte alla facciata dell’Abbazia di San Mercuriale che, insieme al Campanile e al Chiostro dei Vallombrosiani, sorge sul lato orientale di piazza Saffi. Si tratta di un unico complesso la cui attuale fisionomia è il risultato di susseguenti trasformazioni avvenute nel corso dei secoli.
Durante i lavori di restauro posteriori alla Seconda Guerra mondiale si decise di operare in modo da ripristinare le forme trecentesche, riconosciute come parti originali della chiesa, a discapito di tutte quelle strutture che erano state edificate in epoche successive. La chiesa fu pertanto liberata dall’impianto neoclassico settecentesco, abbattendo mura, capitelli e colonne.
Simbolo indiscusso della città di Forlì e della Romagna, l’Abbazia di San Mercuriale ha origini antichissime, essendo stata edificata sui resti di un’antica pieve, forse intitolata a Santo Stefano protomartire (5 d.C. – 34 d.C.), che già sorgeva sul luogo dell’antico sepolcreto dei vescovi di Forlì. Distrutta nel 1173 da un violento incendio causato da disordini fra guelfi e ghibellini, la pieve fu riedificata in stile romanico-lombardo. È probabile che proprio in tale occasione l’edificio sia stato ricostruito secondo la struttura planimetrica a tre navate, con cripta sotto l’altare maggiore. Tuttavia la ricomposizione della storia dell’abbazia risulta difficoltosa, in particolar modo per quanto concerne le sue origini e il suo sviluppo nel periodo alto medioevale, per via degli scarsi dati attendibili che caratterizzano questi secoli.
Allo stesso modo è arduo stendere la storia e il ritratto del santo a cui essa è intitolata, essendo la figura di San Mercuriale (II – III secolo), primo vescovo di Forlì agli inizi del IV secolo, avvolta da un’aura di mistero e di leggenda. Per disegnarne le gesta, nel corso dell’XI secolo fu elaborato un nucleo narrativo ricco di elementi fantasiosi e leggendari. L’episodio più noto del ciclo è quello che narra del santo che lotta e sconfigge il drago che terrorizzava la città e il contado, portando morte, malattia e disagi tra gli abitanti.
È certo che, anche ai tempi di Dante, la chiesa si trovava al di fuori del nucleo abitato urbano da cui era separata dal corso del ramo del fiume Rabbi, poi Canale di Ravaldino. Il monastero conobbe periodi di grande floridezza, specie nel Basso Medioevo quando l’abate rivaleggiava con il vescovo e con la cattedrale per il primato spirituale cittadino. Progressivamente il complesso fu inglobato nell’abitato divenendo simbolo ed elemento identificativo di tutta la città.
Il portale d’accesso alla chiesa è sovrastato dal complesso scultoreo della Lunetta dell’Adorazione dei Magi, attribuita alla mano del Maestro dei Mesi di Ferrara che l’avrebbe realizzata intorno all’anno 1230. L’anonimo artista, seguace di Benedetto Antelami (1150 – 1230), fu chiamato a Forlì sull’onda del successo ottenuto per aver creato lo straordinario ciclo dei mesi, oggi conservato al Museo della Cattedrale di Ferrara. Con lettura da destra verso sinistra, due sono le scene che vi sono riprodotte: l’Adorazione e il Sogno dei Magi. Nel primo episodio lo scultore ha rappresentato i tre re (in realtà sarebbero stati astrologi o sacerdoti) giunti al cospetto della Madonna, raffigurata come una regina, e di Gesù. Il magio più vicino a Gesù si è già spogliato della corona e del mantello, che ha appoggiato a una sorta di appendiabiti, ed è inginocchiato per rendere omaggio alla Sacra Famiglia. Il re di mezzo ha tolto la corona e la sta deponendo, il terzo magio è raffigurato mentre ancora se la sta togliendo dal capo.
Nella seconda scena raffigurata (Il sogno dei Magi) i tre re sono colti nel momento in cui appare loro in sogno l’angelo che li implora di non tornare da Erode ma di fare ritorno alla loro terra d’origine seguendo un diverso cammino. Uno dei tre, pur essendo addormentato, ha una mano posta sull’orecchio, in segno di grande attenzione nei confronti dei suggerimenti dell’angelo.

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Marco Viroli

Marco Viroli è nato a Forlì il 19 settembre 1961. Scrittore, poeta, giornalista pubblicista, copywriter, organizzatore di eventi, laureato in Economia e Commercio, nel suo curriculum vanta una pluriennale esperienza di direzione artistica e organizzazione di mostre d’arte, reading, concerti, spettacoli, incontri con l’autore, ecc., per conto di imprese ed enti pubblici. Dal 2006 al 2008 ha curato le rassegne “Autori sotto la torre” e “Autori sotto le stelle” e, a cavallo tra il 2009 e il 2010, si è occupato di pubbliche relazioni per la Fondazione “Dino Zoli” di arte contemporanea. Tra il 2010 e il 2014 ha collaborato con “Cervia la spiaggia ama il libro” (la più antica manifestazione di presentazioni librarie in Italia) e con “Forlì nel Cuore”, promotrice degli eventi che si svolgono nel centro della città romagnola. Dal 2004 è scrittore e editor per la casa editrice «Il Ponte Vecchio» di Cesena. Autore di numerose prefazioni, dal 2010 cura la rubrica settimanale “mentelocale” sul free press settimanale «Diogene», di cui, dal 2013, è anche direttore responsabile. Nel 2013 e nel 2014, ha seguito come ufficio stampa le campagne elettorali di Gabriele Zelli e Davide Drei, divenuti poi rispettivamente sindaci di Dovadola (FC) e Forlì. Nel 2019 ha supportato come ufficio stampa la campagna elettorale di Paola Casara, candidata della lista civica “Forlì cambia” al Consiglio comunale di Forlì, centrando anche in questo caso l’obiettivo. Dal 2014 al 2019 è stato addetto stampa di alcune squadre di volley femminile romagnole (Forlì e Ravenna) che hanno militato nei campionati di A1, A2 e B. Come copywriter freelance ha collaborato con alcune importanti aziende locali e nazionali. Dal 2013 al 2016 è stato consulente di PubliOne, agenzia di comunicazione integrata, e ha collaborato con altre agenzie di comunicazione del territorio. Dal 2016 al 2017 è stato consulente di MCA Events di Milano e dal 2017 al 2020 ha collaborato con la catena Librerie.Coop come consulente Ufficio Stampa ed Eventi. Dal 2016 al 2020 è stato fondatore e vicepresidente dell’associazione culturale Direzione21 che organizza la manifestazione “Dante. Tòta la Cumégia”, volta a valorizzare Forlì come città dantesca e che culmina ogni anno con la lettura pubblica integrale della Divina Commedia. Da settembre 2019 a dicembre 2020 è stato fondatore e presidente dell’associazione culturale “Amici dei Musei San Domenico e dei monumenti e musei civici di Forlì”. Da dicembre 2020 è direttore artistico della Fabbrica delle Candele, centro polifunzionale della creatività del Settore delle Politiche Giovanili del Comune di Forlì. PRINCIPALI PUBBLICAZIONI Nel 2003 ha pubblicato la prima raccolta di versi, Se incontrassi oggi l’amore. Per «Il Ponte Vecchio» ha dato alle stampe Il mio amore è un’isola (2004), Nessun motivo per essere felice (foto di N. Conti, 2007) e "Canzoni d'amore e di funambolismo (2021). Suoi versi sono apparsi su numerose antologie, tra cui quelle dedicate ai Poeti romagnoli di oggi e… («Il Ponte Vecchio», 2005, 2007, 2009, 2011, 2013), Sguardi dall’India (Almanacco, 2005) e Senza Fiato e Senza Fiato 2 (Fara, 2008 e 2010). I suoi libri di maggior successo sono i saggi storici pubblicati con «Il Ponte Vecchio»: Caterina Sforza. Leonessa di Romagna (2008), Signore di Romagna. Le altre leonesse (2010), I Bentivoglio. Signori di Bologna (2011), La Rocca di Ravaldino in Forlì (2012). Nel 2012 è iniziato il sodalizio con Gabriele Zelli con il quale ha pubblicato: Forlì. Guida alla città (foto di F. Casadei, Diogene Books, 2012), Personaggi di Forlì. Uomini e donne tra Otto e Novecento («Il Ponte Vecchio», 2013), Terra del Sole. Guida alla città fortezza medicea (foto di F. Casadei, Diogene Books, 2014), I giorni che sconvolsero Forlì («Il Ponte Vecchio», 2014), Personaggi di Forlì II. Uomini e donne tra Otto e Novecento («Il Ponte Vecchio», 2015), Fatti e Misfatti a Forlì e in Romagna («Il Ponte Vecchio», 2016), Fatti e misfatti a Forlì e in Romagna volume 2 («Il Ponte Vecchio», 2017); L’Oratorio di San Sebastiano. Gioiello del Rinascimento forlivese (Tip. Valbonesi, 2017), Fatti e misfatti a Forlì e in Romagna, vol. 3 («Il Ponte Vecchio», 2018). Nel 2014, insieme a Sergio Spada e Mario Proli, ha pubblicato per «Il Ponte Vecchio» il volume Storia di Forlì. Dalla Preistoria all’anno Duemila. Nel 2017, con Castellari C., Novara P., Orioli M., Turchini A., ha dato alle stampe La Romagna dei castelli e delle rocche («Il Ponte Vecchio»). Nel 2018 ha pubblicato, con Marco Vallicelli e Gabriele Zelli., Antiche pievi. A spasso per la Romagna, vol.1 (Ass. Cult. Antica Pieve), cui ha fatto seguito, con gli stessi coautori, Antiche pievi. A spasso per la Romagna, vol. 2-3-4 (Ass. Cult. Antica Pieve). Nel 2019, ha pubblicato con Flavia Bugani e Gabriele Zelli Forlì e il Risorgimento. Itinerari attraverso la città, foto di Giorgio Liverani,(Edit Sapim, 2019). Sempre nel 2019 ha pubblicato a doppia firma con Gabriele Zelli Fatti e Misfatti a Forlì e in Romagna volume 4 («Il Ponte Vecchio») e Forlì. Guida al cuore della città (foto di F. Casadei, Diogene Books). Con Gabriele Zelli ha inoltre dato alle stampe: La grande nevicata del 2012 (2013), Sulle tracce di Dante a Forlì (2020), in collaborazione con Foto Cine Club Forlì, Itinerario dantesco nella Valle dell’Acquacheta (2021), foto di Dervis Castellucci e Tiziana Catani, e I luoghi di Paolo e Francesca nel Forlivese (2021), foto di D. Castellucci e T. Batani. È inoltre autore delle monografie industriali: Caffo. 1915-2015. Un secolo di passione (Mondadori Electa, 2016) e Bronchi. La famiglia e un secolo di passione imprenditoriale (Ponte Vecchio, 2016). 

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