Non ci resta che piangere

Aumentano le dimostrazioni di scarsa capacità di gestione della cosa pubblica

CESENA. La situazione è paradossale. Da mesi parliamo del recovery fund e non vediamo tutto quello che c’è di simile attorno e che frena il sistema Italia. Forse è meglio fare un pò di chiarezza. Il recovery fund è importante, ma per essere la panacea di tutti (o quasi) i mali ci dovrebbero essere delle istituzioni che funzionano. Invece pare non essere così. La colpa principale è della politica, ma gli apparati che le ruotano intorno hanno delle grosse responsabilità. Insomma, il problema è sempre lo stesso: non sappiamo spendere. E se non impariamo in fretta a farlo qualsiasi provvedimento rischia di essere inutile.

Fino ad ora (e continuiamo a farlo) ci siamo detti che il problema dell’Italia è il debito pubblico che frena gli investimenti. Una parte di verità c’è. Per lo meno, è vero che abbiamo un indebitamento molto alto per il quale paghiamo una quota rilevante di interessi, cifra che poi appesantisce il bilancio corrente riducendo la capacità di spesa.

Ma non è vero che non ci sono i soldi. La nuova ed ennesima dimostrazione (il timore è che non sarà l’ultima) arriva da un pezzo pubblicato oggi su “Il Sole 24 Ore”. In un taglio medio di prima pagina, il principale quotidiano economico, titola: Fondi Ue, 38 miliardi da spendere. E’ la quota che resta da utilizzare dei programmi 2014-2020. Il problema è che se non verranno utilizzati entro una certa data decadranno e non potranno essere più usati, cosa già successa in passato.

Per capire la gravità di quello che sta succedendo è sufficiente partire da un presupposto: la quota di recovery fund a fondo perduto (quindi la più importante) destinata all’Italia è di ottanta miliardi, circa il doppio della quota di fondi Ue non utilizzati. Il problema di fondo però è anche un altro. C’è un dato di fatto: non sappiamo spendere. Ma nessuno ne parla. Nei dibattiti politici avete mai sentito trattare questo tema? Si parla genericamente di burocrazia, che è una brutta bestia. Però se ne parla e non si fa niente per cercare di risolvere il problema. Come non si fa niente per evitare che ci siano finanziamenti bloccati e che potrebbero addirittura essere persi. Insomma. il problema andrebbe affrontato alla radice. Invece le ricette della moltitudine di dotti, medici e sapienti non tengono conto di questo aspetto fondamentale.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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