Studiare il piano B

Per non restare col cerino in mano

CESENA. Il Recovery fund è a rischio. Non perché l’Europa è brutta e cattiva, ma perché si è data delle regole assurde. Non vale né la maggioranza e neppure quella qualificata. Ma serve l’unanimità. E ad opporsi al provvedimento sono due stati: Polonia e Ungheria. Non lo fanno per un motivo economico, ma perché è previsto il rispetto dello stato di diritto, regola fondamentale in democrazia. Se saltasse il provvedimento per l’Italia significherebbe perdere poco più di ottanta miliardi e a fondo perduto e circa 130 di finanziamento a tasso ultra agevolato. Quasi una catastrofe per i disastrati conti pubblici del Belpaese.

Non è detto che il pericolo non possa rientrare. Però è logico ritenere che si debba  cominciare a pensare ad un piano B. Non sarebbe una cosa semplice, ma le opportunità ci sarebbero. L’economista Carlo Cottarelli ritiene che possa essere fondamentale il ruolo della Bce. Non nella cancellazione del debito, strada romantica, ma difficilmente percorribile. Cottarelli pensa che la Banca centrale potrebbe tenersi in pancia una parte dei titoli italiani facendoli diventare irredimibili senza però usare quella parola che fa venire l’orticaria a parecchie persone.

Tornerebbe poi in ballo una sorta di patrimoniale. Altro provvedimento che crea il panico solo a citarlo. Però il diavolo potrebbe non essere così brutto come lo si dipinge. Prendiamo l’esempio di Spagna e Belgio dove è stato previsto un prelievo dello 0,15 nei depositi titoli con più di un milione di euro “una percentuale minima che non cambia per niente il tenore di vita di quelle persone o la solidità economica di quelle aziende o società” come scrive oggi Gian Paolo Castagnoli in un suo post. Una cosa del genere in Italia potrebbe valere fra i due e i tre miliardi all’anno.

Poi bisogna creare lavoro passando attraverso l’apertura dei cantieri che è l’unico modo per generare ricchezza. Tutto il resto, a partire dall’abolizione dell’Iva, sono provvedimenti costosi e con una visione limitata. Con le politiche dei bonus a pioggia o dell’assistenzialismo si va poco lontano. 

Questo post è stato letto 47 volte

Commenti Facebook
Avatar photo

Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.