L’austerità può far morire

Finalmente comincia l'inversione di tendenza

La troppa austerità non serve, anzi è nociva. La chiave di lettura non è di quegli spendaccioni di italiani, ma di Philipp Heimberger, economista dell’istituto di studi economici internazionali di Vienna, che, in un’intervista all’Huffpost, ha criticato i vincoli di bilancio imposti dall’Unione Europea aggiungendo che sono state penalizzanti per l’Italia costringendola in un circolo vizioso che ha compromesso la ripresa favorendo un incremento esponenziale del debito pubblico. Ha poi aggiunto che sono ingiustificate le critiche al Belpaese da parte dei paesi frugali chiarendo che da tempo l’Italia è più frugale di qualsiasi paese europeo ed ha citato gli avanzi primari (pre interessi).

Il ragionamento di Heimberger ruota attorno a presunti errori da parte della Commissione Europea nel calcolo di alcuni parametri alla base delle regole fiscali degli stati membri. In particolare la differenza tra il Pil lordo effettivo e quello potenziale (output gap). Secondo l’economista austriaco la Commissione si è arroccata su una posizione sbagliata e che non ha permesso all’Italia di varare politiche fiscali più espansive che avrebbero potuto contribuire ad una miglior andamento dell’economia. Posizione sulla quale, di recente, si è allineata anche Christine Lagarde, presidente della Bce.

Tutto questo non significa mettere in dubbio la nostra partecipazione al progetto europeo o a quello dell’Euro. Dobbiamo restare dove siamo, ma lavorare per cambiare alcune regole europee. Soprattutto deve passare la linea che quando ci sono elevata disoccupazione e pressioni deflazionistiche non è un buon momento per tagliare la spesa pubblica e aumentare le tasse. In periodi avversi il consolidamento fiscale porta a una crescita più bassa che genera un aumento della disoccupazione e a gettiti fiscali inferiori. Il che ha effetti dannosi sul debito pubblico.

Questo non significa dover aprire il portafoglio a fisarmonica. Anzi, il controllo della spesa pubblica deve continuare ad essere rigoroso agendo soprattutto su una miriade di incentivi improduttivi che spesso sono solo delle mance elettorali. Ma, nello stesso tempo, servono stimoli sia per gli investimenti in infrastrutture che fiscali, questi ultimi fondamentali ad esempio per salvare il commercio come segnala Graziano Gozi, direttore della Confesercenti, nella sua rubrica sul Corriere Romagna. Ma un impulso serve a tutta l’economia partendo da alcuni punti fondamentali, due su tutti: alleggerire il carico fiscale sul ceto medio e detassare gli utili reinvestiti in azienda.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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