Per Augias la giunta di Forlì ha fatto “un errore meschino”

Corrado Augias

Nella rubrica “Le lettere di Corrado Augias” del quotidiano “la Repubblica” (numero di sabato 12 settembre), Augias risponde – con un commento dal titolo “Quando si confondono tirannide e libertà” – al giornalista e scrittore romagnolo Vittorio Emiliani, il quale contesta l’iniziativa “Caterina Sforza signora di Forlì (1453-1509)”, voluta dal Comune di Forlì.


La contesta sia per l’assurdità di proporre la Sforza come “accento di libertà”, che, soprattutto, per l’accostamento deleterio tra le vicende di Mussolini e Claretta Petacci e i partigiani romagnoli Iris Versari, Silvio Corbari, Adriano Casadei e Arturo Spazzoli. Emiliani conclude poi ricordando la grande dignità e grandezza d’animo di Sandro Pertini in occasione della morte di Mussolini. Augias risponde a Emiliani sottolineando che la vicenda da lui riportata «si presta ad essere commentata come esemplare».

Ricorda poi che «qualche mese fa c’è stato chi ha esecrato lavoro e personalità di Franco Zeffirelli appena morto», non un bel gesto: «Zeffirelli è stato un bravo ma discutibile artista con orientamenti politici ancora più discutibili. Un uomo morto però non è più né artista né cittadino, è solo un morto. Le critiche sono sempre legittime ma a salma ancora calda andrebbero temperate dalla pietà verso chiunque». Secondo il giornalista di Repubblica lo stesso vale per un dittatore come Mussolini che ha provocato a questo Paese un’immensa quantità di dolore e di danni, mandando una generazione a combattere senza mezzi adeguati e con gli alleati sbagliati, proponendo leggi razziste, premessa di infinite atrocità, in definitiva collocando l’Italia dalla parte sbagliata della storia.

«Nonostante questo, il parce sepulto vale anche per Mussolini: anche il tiranno ha diritto alla sua urna “confortata di pianto”». Questo però – secondo Augias – vale in privato. «Quando invece si tratta di celebrazioni pubbliche entra in gioco non più la morte ma la vita — le valutazioni diventano politiche, per questo la giunta di Forlì i cui membri hanno giurato fedeltà alla Repubblica e alla Costituzione hanno sbagliato. Un errore tanto più meschino perché hanno cercato di lanciare il sasso nascondendo per dir così la mano, mescolando il tiranno al ricordo di quei ragazzi morti, loro sì, per la libertà. Piccole furbizie da mercanti di memorie, di chi sa che la sua iniziativa è discutibile e s’affanna a imbellettarla col risultato d’aggiungere al gesto oltraggioso l’aggravante della viltà».

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