Il Festival di Caterina Sforza manomette la storia?

«Un programma che manomette la storia, nel quale si respira aria di revisionismo, certo bonario, ma pienamente tale, si gioca con azzardate, direi irresponsabili, similitudini storiche, soprattutto si manifesta la voglia di uscire fuori da ogni storicizzazione degli eventi».

Al portale web 4live.it non è piaciuta molto (leggi: per niente) l’iniziativa del Comune di Forlì “Festival Caterina di Forlì. Accento di libertà”, programmata all’Arena San Domenico dal 17 al 19 settembre.
Franco D’Emilio sottolinea infatti fin dal titolo dell’articolo – “A Forlì Caterina finisce in una maionese impazzita” – il sincretismo di un progetto che non si dovrebbe nemmeno avvalere della definizione festival (di solito afferente a una «manifestazione artistica che rassegni al pubblico opere teatrali o cinematografiche o musicali») e che appare allestito senza una linea supervisiva di sorta, con un programma «raffazzonato», fatto di accostamenti forzati e «funamboliche similitudini su Caterina Sforza o tra vicende e personaggi della più recente storia nazionale e della Romagna forlivese».

Zattini e Melandri

Le tre giornate di tributo a Caterina Sforza constano di una lettura-spettacolo, una serata inchiesta e di una serata conclusiva sulle idee e i progetti per la cultura a Forlì, e di ognuna di esse D’Emilio evidenzia pochezze di contenuto e superficialità diffusa: della prima, dal titolo “Caterina, una di noi”, si critica la correlazione («addirittura l’analogia») tra la figura di Caterina e le donne odierne con le loro problematiche politiche, sociali e di costume, in quanto operazione insensata, senza tenere conto dei secoli di storia trascorsi dal Rinascimento della Sforza a oggi.

Della seconda serata – “Forlì ovvero il dramma della libertà e del potere” – si contesta veementemente l’incoerenza totale dei temi, mescolando per la comune origine forlivese Mussolini e il brigatista Senzani, rievocando l’amicizia tra il duce e Nenni (nonostante, in seguito, la storia tra i due sia andata molto molto diversamente), e soprattutto con la chiusura «che accomuna la fine tragica di Silvio Corbari e Iris Versari a quella di Mussolini e Claretta Petacci».

Sulla terza serata, infine, titolata “L’accento della libertà – Protagonisti”, si chiosa sulla pochezza del «sedicente festival», che propone un video e un intervento dell’Assessore alla Cultura, Valerio Melandri sul futuro, «sinora molto futuribilmente lontano della politica culturale forlivese».

Dunque, in buona sostanza l’autorevole commentatore di 4live appare davvero deluso da «un programma che manomette la storia, nel quale si respira aria di revisionismo, certo bonario, ma pienamente tale, si gioca con azzardate, direi irresponsabili, similitudini storiche, soprattutto si manifesta la voglia di uscire fuori da ogni storicizzazione degli eventi».

E voi cosa ne pensate?

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