Fuga in avanti di Conte

Strane le parole su Mattarella e, soprattutto, Draghi

Ci sono novità che anticipano l’esito delle elezioni regionali e del Referendum previsti per il 20 e 21 settembre 2020. Le ha rese evidenti il Presidente del Consiglio Conte, con le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi.
Conte infatti ha detto: ”Dico di si al Mattarella bis e volevo Draghi a Bruxelles”.
La prima affermazione, quella relativa a Mattarella, va letta non solo come un attestato di stima al Presidente della Repubblica ma come la “garanzia” di Conte al voto dei 5 stelle. Significa cioè “non preoccupatevi, che a orientare il consenso sul prossimo Presidente della Repubblica ci penso io”. La dichiarazione va ritenuta come minimo azzardata, se è vero che i 5 stelle sono ingovernabili (da Conte, Grillo, Di Maio), trovandosi alle prese con una guerra interna (che le regionali accelereranno), con il panico da sondaggi e con l’assenza evidente di un qualunque progetto condiviso sul futuro di un movimento nato per aprire la scatoletta di tonno e oggi ridotto a difenderla quella scatoletta (con annesse auto blu, costosissimi uffici stampa, fotografi di regime, ecc).

Giuseppe Conte


La seconda affermazione – da parte di un Presidente del Consiglio come Conte, non abbastanza autorevole per imporre all’Unione europea un suo nome, questo lo sanno anche i bambini delle elementari -, va invece tradotta con un “so che dopo le regionali proverete a sostituirmi con Draghi, ma non sarà così facile, sappiatelo”.
Entrambe le dichiarazioni sottintendono a un non detto. E cioè che Conte si è messo sul mercato della politica tradizionale e ha pronto il suo Partito, con il quale andare a trattare con quel che resterà dei 5 stelle, con il Pd e con chi, come Forza Italia, pare intenzionato a sostenere la necessità di un nuovo leader come Draghi per un Governo d’emergenza nazionale pronto a subentrare a questo.


Siamo alle solite: mentre chi governa dovrebbe preoccuparsi di gestire una situazione d’emergenza vera (per l’occupazione, la miseria e le rabbie montanti), ma anche fondi rilevantissimi come quelli garantiti per i prossimi anni all’Italia dal MES e dal Recovery fund, troppi (con l’eccezione di Gualtieri, Gentiloni, Speranza?) guardano a terra o si inabissano come sommergibili pronti a tornare in superficie appena passata questa fase di incertezze (i furbi, già democristiani, Franceschini e Guerrini?), pensando a come tutelarsi personalmente da ciò che accadrà.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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