Abuso d’ufficio c’è qualcosa che non va

Numeri impietosi, serve una profonda riforma

C’è un dato che fa riflettere. Lo ha pubblicato ieri Il Sole 24 Ore e riguarda l’abuso d’ufficio. Ci sono 6.500 inchieste l’anno e 57 condanne. Anche un numero basso non può essere giustificato, ma l’un per cento è poco e autorizza una profonda riflessione che porti, quanto meno, ad una revisione. La cancellazione è troppo, ma è chiaro che c’è qualcosa che non funziona.

Cerchiamo di fare chiarezza. In Italia c’è l’obbligatorietà dell’azione penale. Quindi ogni segnalazione (anonime comprese) devono coincidere con l’apertura di un fascicolo che, spesso, coincide con l’iscrizione di qualcuno nel registro degli indagati e potrebbe portare all’invio di un avviso di garanzia che in molti vivono come un vero e proprio incubo, dandogli un peso maggiore a quello reale.

Ma il problema è un altro: i forti rallentamenti dei lavori nelle pubbliche amministrazioni. Di ogni ordine e grado. Il problema è chiaro: dirigenti e dipendenti hanno paura. Il ricorso alla procura è diventata un’abitudine consolidata, in particolare da parte degli scontenti, ma non solo. Ed essere indagati non fa piacere a nessuno. Il timore è anche quello di finire nei guai per un errore che quando si lavora è sempre possibile. Poi, come dimostra l’indagine del Sole, quasi sempre le accuse cadono. Però si deve vivere un periodo di incertezza che non fa piacere a nessuno. Per quello ci sono tutto una serie di ritardi.

Una situazione del genere non ha più ragione di esistere. Ad ogni piè sospinto si parla di riforme e una di quelle fondamentali riguarda proprio l’abuso d’ufficio evitando però di passare da un opposto all’altro. Anche il liberi tutti è altrettanto pericoloso. 

Però è fondamentale fare qualcosa per superare la paura della firma da parte dei funzionari pubblici. È un’esigenza a prescindere, ma lo è a maggior ragione in un momento come quello attuale in cui progetti approvati servono come il pane per far ripartire l’economia in un paese (l’Italia) che ne ha assoluto bisogno.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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