La crisi costa al Comune sette milioni

Per quest'anno nessun problema. Qualche apprensione in più per il prossimo

Sette milioni. Euro più, euro meno è quanto il coronavirus peserà sul bilancio del Comune di Cesena. Sul 2020 però non inciderà anche se sarà difficile pensare che il contributo statale possa coprire tutto il necessario. Alla cifra mancante palazzo Albornoz risponderà con mezzi propri. A partire da quell’avanzo di bilancio che è sempre stato nel dna delle giunte cesenati e che, invece, molti criticavano chiedendo al signore dei conti di avere più coraggio.

Assodato che per quest’anno non ci saranno problemi, qualche apprensione in più c’è per il 2021. Anche se serviranno meno degli attuali sette milioni. Nel contempo però mancherà il contributo statale. Ancora non è certo, ma è difficile immaginare che, viste le ristrettezze economiche, il governo abbia a disposizione i soldi per aiutare i Comuni.

È per quello che per gli italiani il momento più difficile sarà la prossima primavera. Fino ad ora si è parlato del prossimo autunno come momento in cui la crisi comincerà a mordere. In effetti potrebbe essere così. Ma in autunno ancora ci potrà essere anche la rete di protezione dei Comuni che nell’anno nuovo rischierà di diminuire. Soprattutto in quei territori dove le giunte hanno scelto di fare manovre in deficit. Insomma, chi ha già raschiato il fondo del barile potrebbe avere margini di manovra più limitati. Il che potrebbe significare la necessità di fare delle scelte: rinunciare a qualcosa.


Per Cesena questo rischio non dovrebbe esserci. In questo caso è però indispensabile usare il condizionale. Anche se, vista la solidità dei conti pubblici, un anno in rosso palazzo Albornoz lo potrà sopportare senza pesare sui servizi, a partire dal sociale. Perché in momenti come questi a fare la differenza saranno quei Comuni in grado di dare una risposta alle persone in difficoltà. Questo significa aumentare la dotazione ai Servizi sociali. Certo che chi (in campagna elettorale) ironizzava sulla mensa sociale proposta dal Pri non ci ha preso molto. Nello stesso tempo non si potrà abbassare la guardia neppure sugli investimenti. Da questa crisi si uscirà soprattutto con una politica keynesiana. Inoltre non si può pensare di aumentare le entrate. Come sono da escludere le dismissioni. Il che significa una sola cosa: manovra in deficit aumentando il debito del Comune. Resta solo da decidere di quanto.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.