Quale futuro per il mattone?

I prezzi sono destinati a scendere. Ma l'interrogativo principale è legato a quali saranno le tipologie necessarie a soddisfare le nuove richieste

Contagio da Covid anche per il mattone? Premesso che probabilmente nessun settore sarà risparmiato da questo tsunami, l’immobiliare rischia di subire una ripercussione importante, anche perché era un settore in sofferenza. Era uscito devastato dalla crisi del 2008 (e successive). Negli ultimi tempi iniziava a dare segni di ripresa, ma questa mazzata  potrebbe inginocchiarlo e nuovo. Vale per la casa ma anche per uffici, centri commerciali.

Il problema non è legato ai prezzi che sono destinati a scendere. Il tema vero è quale saranno le nuove esigenze e quale sarà il destino degli immobili che potrebbero non rispondere più ai requisiti richiesti dal mercato. Elemento fondamentale sarà il distanziamento sociale. Se tutto tornerà come prima nell’immobiliare non ci saranno rivoluzioni, al di là della contrazione dei prezzi. Altri aspetti importanti saranno: telelavoro, acquisti online, formazione a distanza, riduzione di viaggi e spostamenti.

Non è un segreto che gli immobiliaristi stanno ragionando su come potrà essere la domanda  nell’immediato futuro. La risposta che un po’ tutti si stanno dando è che clausura e convivenza forzate porteranno a privilegiare comodità e sicurezza dell’abitazione. Largo quindi ad ambienti comodi, spaziosi e luminosi, con doppi servizi, ampi balconi e terrazzi. D’ obbligo la stanza in più, magari per lo smart working.

Poi c’è un altro aspetto che inizia a prendere corpo: fino a oggi abbiamo vissuto un modello di densificazione in cui era premiante vivere in prossimità di metropolitane e luoghi di lavoro. Ora  potrebbe essere preferito un modello contrario in cui le persone potranno decidere di vivere in zone più verdi e vivibili. Se così fosse ci sarebbe un problema con le ultime normative edilizie che hanno stoppato l’edificazione in zona rurale.

Un ragionamento andrà fatto anche per gli uffici. Il mercato rischia una ripercussione. Potrebbe pesare il distanziamento sociale. Gli attuali canoni di locazione sono giustificati dalla densità di persone che i locali possono ospitare. Se non potrà più essere così molte cose dovranno essere riviste. C’è poi l’accelerazione al ricorso allo smart working. Adesso è stata una necessità, ma difficilmente si tornerà indietro e la pratica farà parte in modo strutturato delle modalità di lavoro futuro. A quel punto gli uffici potranno essere più luoghi di incontro e di riunioni e meno di lavoro al desk.

A pagare dazio inoltre potrebbero essere i centri commerciali. Il settore già era in una fase di ripensamento determinato dal cambio delle abitudini dei consumatori favorito dallo sviluppo dell’online. La nostra zona era interessata un po’ meno. Ma la restrizioni attuali potrebbero aver accelerato il processo. Secondo gli esperti potrebbero puntare su servizi, dal dentista al consulente fiscale, e su forme di intrattenimento.

C’è poi il grande punto interrogativo legato al mondo leisure: cinema, palestre, food court. Si basa su un’interazione sociale molto ravvicinata. Dovrebbe invece crescere la richiesta di immobili per logistica, settore in crescita (grazie all’online) e che necessita di spazi sempre maggiori.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.