Quante incognite sul futuro

Non dipenderà solo da noi, ma nulla sarà più come prima

Quale sarà il nostro futuro? È una domanda alla quale nessuno, al momento, sa dare una risposta. Nei giorni scorsi, chattando su temi economici, un amico mi ha scritto: la crisi del 2008 sembrerà il carnevale di Rio. Affermazione che sottoscrivo. Non a caso ieri il ministro dell’Economia ha detto che il Pil potrà scendere anche del 5 per cento. Ma c’è chi ipotizza un calo a due cifre. Non sarà un problema solo dell’Italia, ma mondiale.


E sarà una fase in cui ci sarà bisogno di più Europa. Un continente che ragioni in modo completamente diverso da quello attuale. Ma che sia unito. Da soli, i singoli stati, sarebbero spazzati via. Anche in presenza di una forte svalutazione della moneta nazionale, soluzione che ipotizzano molti economisti vicino ai sovranisti.

Questo perché la crisi del coronavirus accentuerà il processo di chiusura delle grandi aree economiche alle correnti del commercio internazionale. Quindi si potenzierà la spintaverso l’autosufficienza attraverso varie forme di protezionismo: economico, commerciale e finanziario. Inoltre ci saranno politiche commerciali più aggressive. 

Il tutto passerà da due blocchi: Cina e Stati Uniti. La Cina continuerà a mantenere impenetrabile il suo mercato interno e accentuerà lo sforzo di esportare nel resto del mondo. Da tempo (avvento di Trump) anche l’America tende a chiudersi in sé stessa, a riportare a casa le produzioni e a chiudere i propri confini alle importazioni, implementando le politiche legate all’export. Si può anche prevedere che la Cina non entrerà negli Usa e viceversa. E qui entra in ballo l’Europa che non solo è nel mezzo ma potrebbe diventare il territorio di caccia delle due superpotenze. Operazione che sarà più agevole se il Vecchio Continente non avrà una coesione necessaria a darle la forza economica per rispondere all’attacco.

La Germania, locomotiva dell’Ue, non potrà farcela da sola. Per due motivi. Innanzitutto avrà grossi problemi a mantenere il suo livello di export, in secondo luogo perché dovrà difendere anche le quote di mercato che ha in Europa, il suo mercato domestico. Poi c’è un altro tema: ammettendo che i tedeschi riusciranno a rintuzzare i tentativi cinesi e statunitensi, che scenario avranno davanti? Che reddito avrà l’Europa nel dopo coronavirus? Sarà fatta di Paesi che avranno ripreso pienamente la loro vita e la loro vitalità produttiva? O saranno Paesi devastati da una crisi economica, con un debito pubblico alto e in mano a forze politiche nazionaliste?

E chiaro: un’Europa economicamente debilitata renderebbe più difficile la ripresa dei singoli stati membri. E per questo che, a livello comunitario, servirà una visione non solo di insieme, ma inclusiva. 

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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