Il sistema non regge

Le ultime rilevazioni mostrano una situazione preoccupante

Coronavirus e prescrizione continuano a dominare le prime pagine dei giornali. Ma oggi, a mio avviso, le notizie più importanti sono altre due: Unicredit presenta un piano industriale con il taglio di 5.500 dipendenti e la popolazione italiana diminuisce di 112 mila unità, per ogni cento residenti che muoiono ne nascono solo 67. Dieci anni da erano novantasei.

Apparentemente sono due notizie slegate tra loro. Ma, di fatto, sono due facce della stessa medaglia. E fotografano una situazione che ci deve preoccupare. Andando avanti di questo passo rischia di saltare il banco. Serve, ed anche in fretta, un nuovo welfare che risponda anche agli effetti dell’industria 4.0.

Quello che sta succedendo a Unicredit è sintomatico. l’Istituto di credito è in buona salute, genera utili. Eppure il management presenta un piano lacrime e sangue. Il motivo è semplice: il  lavoro in banca sta cambiando in maniera radicale. La home banking prende il posto dello sportello e servono sempre meno filiali e, di conseguenza, dipendenti, permettendo anche un aumento degli utili e dei dividendi. Nel contempo l’industria è sempre più automatizzata. Nascono sezioni dove fanno tutto i robot. Un esempio viene dall’ultimo investimento fatto da Orogel. Ma non può andare avanti così.

Il problema è sempre lo stesso: i robot non vanno a fare la spesa e non depositano i soldi in banca. Quindi la creazione di un nuovo welfare è fondamentale. Lo è a tutti i livelli:  Comuni, Regioni, Stato. Ma anche le aziende devono dare delle risposte. Perché, sia chiaro, se non si interviene in fretta il sistema non regge. E non servirà a nulla aumentare l’età pensionistica, perché, andando avanti di questo passo, le persone rischiano di essere espulse dal sistema produttivo molto prima di poter andare in quiescenza.

Ma il nuovo welfare si dovrà occupare anche della terza età. L’ultima rilevazione dell’Istat è impietosa: siamo (e saremo) un paese sempre più anziano. Con tutti gli annessi e connessi. A partire dal costo sociale che potrebbe essere ridotto se ci fossero delle forme di prevenzione. La principale è la socialità. La vita di gruppo è fondamentale. Soprattutto in un’età avanzata. Non si può però sempre pensare che sia l’associazionismo a metterci una pezza.

Questo post è stato letto 55 volte

Commenti Facebook
Avatar photo

Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.