La catastrofe è dietro l’angolo

La produttività è crollata e lo Stato non supporta lo sviluppo in maniera adeguata. Ormai spendiamo più per interessi passivi sul debito che per l'intera istruzione

Produttività: i dati Istat sono impietosi. Nel terzo trimestre 2019 il Pil è cresciuto dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, le ore lavorate hanno registrato una crescita dello 0,4. Nel 2018 la produttività del lavoro era diminuita dello 0,3% e nel periodo 2014-18, è aumentato il divario della crescita della produttività del lavoro tra l’Italia (+0,3% annuo) e l’area euro (+1%).


Secondo Marcello Gualtieri (Italia Oggi) Il primo dato certifica che la produttività del lavoro è diminuita in quanto il Pil è cresciuto (+0,1) meno delle ore lavorate (+0,4); il secondo dato, conferma il primo anche nel lungo periodo e certifica il divario crescente tra l’Italia e l’area euro. Insomma, forse è troppo per parlare di catastrofe, ma di certo la situazione è preoccupante.

Ed è giusta l’ulteriore analisi che ha fatto Gualtieri: chiunque si occupi dell’ economia del paese dovrebbe, in primo luogo, chiedersi perché la produttività del lavoro non cresce, ma mi pare che non se ne discuta affatto. 

Non c’è una causa sola. Però è fuori vedi dubbio che ci sia una crisi (irreversibile?) del modello di sviluppo che ha portato nel dopoguerra al boom economico: micro, piccole e medie aziende che introducevano in maniera parcellizzata, ma (al tempo) efficace, innovazioni tecnologiche nel processo produttivo. 

Indubbiamente i problemi sono cresciuti in maniera direttamente proporzionale con la crescita di una produzione ad alto valore aggiunto. E qui entrano in campo anche le responsabilità dello Stato che, invece di accompagnare la creatività e la laboriosità italiana verso l’innovazione e la modernità, ha favorito l’affermarsi di un capitalismo clientelare e nello stesso tempo indebitandosi per finanziare sprechi o, comunque, spese che poco avevano a che vedere con il supporto alla crescita della produttività. E ora l’amministrazione centrale  spende più per interessi passivi sul debito che per l’intera istruzione, dalla scuola materna all’ università. Quindi si è creato un circolo vizioso nelle competenze del paese da interrompere al più presto. Ma non è facile se la spesa per ricerca e sviluppo è il misero 1,3 del Pil.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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