Editoria sotto attacco

Preoccupano le richieste degli editori. Prima Riffeser, ora il gruppo Gedi. No all'assalto alla diligenza

Questa volta nel mirino sono finiti i poligrafici. Il gruppo Gedi (Repubblica, La Stampa, quotidiani locali e Espresso) ha annunciato il taglio di 121 addetti. Questa volta di mezzo non sono stati toccati i giornalisti, ma non si può certo archiviare la cosa con un sospiro di sollievo. Non bisogna poi dimenticare che sul tavolo ci sono gli oltre cento esuberi chiesti dall’editore del Carlino.


A prescindere dal fatto che un taglio del genere fa rabbrividire, l’intervento dimostra che il mondo dell’editoria si è trasformato profondamente (l’avverbio ci sta, eccome) e il percorso non è ancora terminato. Quindi è fondamentale che il legislatore intervenga con una legge che vada ben oltre i contributi.

Per chi lavora in questo settore non è una novità. Purtroppo in questi anni il dibattito si è focalizzato sui contributi pubblici che sono solo una parte del problema. E, buona parte della responsabilità va ascritta al popolo del Vaffa che con una visione ideologica ha cercato di indirizzare il dibattito in una certa direzione non accorgendosi che si preoccupavano dello stuzzicante e non vedevano la trave. Quei signori che in piazza irridevano chi prendeva i soldi  pubblici non hanno però mai detto, colpevolmente, che, molto tempo prima, gli stessi fruitori dell’intervento  avevano chiesto leggi severe e vincolanti per evitare che un intervento in linea con l’Articolo 21 della Costituzione diventasse una mangiatoia.

Ma ora il tema è un altro: il futuro dell’editoria. Innanzitutto non deve sfuggire un particolare: le richieste di Gedi e di Riffeser arrivano dopo che il sottosegretario all’editoria ha annunciato che nella legge di bilancio ci saranno dieci milioni per i prepensionamenti di giornalisti e poligrafici. L’impressione, quindi, è che sia partito l’assalto alla diligenza. È anche vero che lo stesso Andrea Martella ha detto che prevederà l’obbligo di un turn over molto spinto. Ma non deve  bastare.

Non va bene l’approccio. Il tema di nuovi prepensionamenti andrebbe inserito in un pacchetto complessivo: una legge nel quale si affrontino tutti i problemi del settore,  compresi quelli  dell’Inpgi che lamenta una riduzione del numero degli attivi. Un provvedimento sull’editoria che, inoltre, abbia come obiettivo principale la qualità dell’informazione. Serve anche per evitare che le redazioni diventino succubi dagli uffici stampa che rischiano di diventare il principale “fornitore” di notizie. E, provate a pensarci, gli uffici stampa più organizzati e funzionali sono  quelli dei grandi gruppi industriali e dei politici. Capito mi hai? Poi c’è il problema del Web, con annessi e connessi. Ne riparleremo.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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