Difendere il giornalismo

Non ci si può arrendere al copia/incolla. Troppo silenzio dopo l'allarme di Masini

Comincio una nuova esperienza. Mi hanno eletto nel direttivo dell’associazione Stampa Forlì Cesena e guardo con interesse e preoccupazione il lavoro che mi aspetta. Non so se sarà l’ultimo incarico della mia carriera, ma questo poco importa. Fosse stato in un altro momento difficilmente avrei accettato la candidatura, ma adesso ho ritenuto necessario farlo perché è una fase molto delicata per la professione giornalistica e ritengo giusto spendersi per cercare di difenderla per evitare che anche questa passi attraverso un robot. Non è una provocazione, ma un pericolo reale. 

Gli attacchi arrivano da diversi fronti. Innanzitutto c’è quello dei contributi. Chi parla di legge di mercato non sa quello che dice. Non è un caso che sui contributi all’editoria ci sia il via libera  anche dall’Unione Europea che con gli aiuti di Stato non è tenera. Anche a Bruxelles hanno capito che il sostegno all’editoria non è un aiuto ad un’azienda, ma un passaggio fondamentale per garantire il pluralismo. Che però, attenzione, non fa rima con copia/incolla. Perché questo è il pericolo che si corre. Il giornalismo è identità. È fatto di idee che possono piacere o no, ma che devono poter essere espresse sempre rimanendo nel limite del consentito sia per quanto riguarda la diffamazione che la continenza. 

Significativo, nei giorni scorsi, è stato il fondo di Roberto Masini, direttore del Corriere Romagna, col quale ha denunciato che, a causa del copia/incolla, sta morendo (o è morto) il lavoro di cronista di giudiziaria. Un grido d’allarme che non è stato raccolto da nessuno (politici in particolare) che poi è pronto a stracciarsi le vesti se al proprio comunicato non è stato dato molto spazio.

Non ci si può arrendere a questo tipo di informazione. Sarebbe la morte civile. Purtroppo però è la direzione verso la quale stiamo andando probabilmente con estrema soddisfazione del popolo del Vaffa che ha sempre combattuto i giornalisti: abolizione dei contributi e dell’ordine. Perché quello dei giornalisti sì è gli altri no?

Il rischio però è un altro: i copia/incolla (li possono fare anche i computer o, al limite, le segretarie) appiattiscono l’informazione e una comunicazione senza nerbo è quello che vogliono i padroni del vapore. Certo, ci sono Facebook, ma con annessi e connessi.

  1. continua

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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