Riflessione di Jacopo Rinaldini
Jacopo Rinaldini ao Davide interviene su quanto sta accadendo nel Rojava. Ritiene che Cesena potrebbe dare l’esempio e fare in modo, nel suo piccolo, che il massacro non passi sotto silenzio. E fa una proposta interessante.
Il giorno angosciante della caduta di Afrin ho pensato a lungo alla mia città: a Cesena.
Questo magnifico tessuto urbano, a metà tra il grande paese di campagna e la città, ha conquistato la propria libertà attraverso il prezzo più alto: quello del sangue.
Cesena è una “città-mosaico”, placida e vibrante al contempo, bella per la sua sofisticata semplicità e che ha tra le sue pagine di massima importanza quella della Medaglia d’Argento al Valor Militare e alle Vittime Civili di Guerra.
Quale correlazione v’è tra la caduta di Afrin, o Efrîn, e la Medaglia d’argento cesenate? Nessuna, per lo meno ad una prima, superficiale, valutazione.
In fondo, Afrin è caduta, ma ha resisto mesi, così come tutto il nobile popolo Curdo, difeso da risolute combattenti.
Ritengo che quella Medaglia, la “nostra” Medaglia, appartenga di diritto agli uomini e alle donne che si battono contro la tirannia schiacciante, a coloro i quali sacrificano se stessi e i loro averi sugli altari della libertà e della giustizia.
Costoro, oltre che per la propria autodeterminazione, lottano indirettamente pure per noi. Ci salvano dall’abbraccio dell’indifferenza, facendoci sentire profondamente uomini.
Per tale ragione sarebbe giusto e opportuno che l’Amministrazione dedicasse una strada, una viuzza, un piccolo monumento, una targa alle donne di Kobane, le quali, seppur lontane chilometri e chilometri, con il loro spirito indomito e fiero riscaldano una memoria, quella della Resistenza, che rischia di raffreddarsi con il trascorrere del tempo.
Non sono eroine. Sono unicamente donne coraggiose: sono le donne di Kobane.
Guerriere alle quali il vento accarezza i capelli corvini, che piangono poco e soffrono molto, che conoscono assai bene il significato vero e profondo del martirio, che glorificano e riscattano l’umanità tutta, Cesena compresa.
E’ a loro che si dovrebbe donare un frammento di città.
Onorandole, salveremmo l’immagine di ciò che siamo stati e pianteremmo un seme per il futuro.
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