Mentono sapendo di mentire

Il governo non potrà durare. C'è lo scoglio dell'elezione del sostituto di Mattarella

Da almeno un anno una delle attività preferite è cercare di capire quanto durerà questo governo. Adesso si parla della primavera 2020. Prima è molto difficile che possa succedere. Nemmeno Tafazzi aprirebbe una crisi di governo in piena sessione di bilancio. Significherebbe andare all’esercizio provvisorio. Personalmente non la considero una iattura, anzi. Però sarebbe certamente un tema che dominerebbe la campagna elettorale e difficilmente qualcuno vorrebbe prendersi la responsabilità.

Che poi il governo cada nella primavera del 2020 o poco dopo è impossibile da dire. Una cosa è certa: cadrà. Quando Salvini o qualcun altro garantisce che l’esecutivo arriverà a fine legislatura mente sapendo di mentire. A ben vedere questo governo non avrebbe molte ragioni per continuare ad esistere. Non perché Salvini, Di Maio e Conte siano piccoli, sporchi e cattivi. Ma perché sono divisi su tutto. “Sì, però poi facciamo una sintesi e un accordo lo troviamo” è la loro replica. Vero, ma quando un esecutivo non ha una linea politica trovare un accordo è sempre più difficile. Perché, alla fine, le scelte sono sempre politiche. Le proposte possono arrivare da qualsiasi parte, ma la sintesi finale la deve fare la politica.

Significativo, in tal senso, è stata la risposta (al festival del l’Unità) data da Camillo Acerbi, assessore al Bilancio, a chi lo definiva un tecnico: “Le scelte saranno sempre politiche”. Le parole non furono esattamente quelle, ma il senso sì. E questo vale sempre. Perché i tecnici propongono, ma non fanno sintesi e non votano. Questi ultimi due aspetti sono di competenza della politica. E quanto un’alleanza ha visioni diametralmente opposta sintesi e voto sono sempre più difficili. Lo dimostra la spaccatura (l’ennesima) fra Lega e 5Stelle sul voto di fiducia alla neo presidente della Commissione europea.

https://www.lavocedinewyork.com/news/politica/2018/03/05/di-maio-e-salvini-le-prime-parole-da-vincitori-lontani-ma-forse-non-troppo/

Però, a meno di clamorosi sviluppi, il governo non cadrà per divergenze politiche, ma per un motivo contingente e imprescindibile: l’elezione del presidente della Repubblica. Nel febbraio del 2022 Mattarella arriverà a fine mandato e il Parlamento dovrà eleggere il suo successore. A quel punto non ci saranno santi che tengano: fare una sintesi sarà impossibile. Conterranno i voti e in questo momento in Parlamento ad avere la forza maggiore sono i 5Stelle, mentre i voti li ha la Lega. Va da sé che il Carroccio non potrà accettare una simile situazione. Per cambiarla  c’è solo una strada: le elezioni. L’ultima finestra utile è la tarda primavera del 2021. Quindi, da inizio 2020 a quel giorno ogni scusa sarà buona.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.