Sos infiltrazioni mafiose

Opportuno l'allarme lanciato dalla Uil. Bene anche il pressing sui candidati a sindaco che ha portato alla firma di un protocollo d'intesa

Infiltrazioni mafiose: Cesena e la Romagna non sono mai state un’isola felice. Purtroppo. Non lo sono come non lo possono essere tutti i territori dove c’è sviluppo. Dove, quindi, la criminalità organizzata si muove per riciclare i proventi della propria attività criminale. E lo fa da molti, moltissimi anni.

Per arrivare la criminalità organizzata non aveva bisogno di stimoli particolari. È chiaro che, prima o poi, sarebbe sbarcata. Però è molto probabile che le oltre tremila persone inviate (fra il 1961 e il 1995) al confino in Emilia Romagna abbiano favorito e accelerato questo sbarco.

La foto dopo la firma. Marcello Borghetti (il primo da sinistra) mostra il documento sottoscritto

Del resto, per capire che non siamo un’isola felice è sufficiente guardare i casi di cronaca. Ne cito cinque. Due omicidi all’inizio degli anni Novanta (un barista a Forlimpopoli e due siciliani residenti a Rimini trovati cadaveri nel bagagliaio di un’auto lasciata nell’area di servizio Rubicone), il sequestrato a Morciano di un vero e proprio arsenale proveniente dalla ex Jugoslavia e destinato alla malavita organizzata, indagine della squadra mobile di Forlì con una decina di arresti per associazione a delinquere di stampo mafioso, indagine dei carabinieri a Cesena sulla ndrangheta con arresti e consistente sequestro di beni. Ma sono solo alcuni esempi. Se ne potrebbero fare tanti altri.

Poi c’è il fenomeno del caporalato. Sono molti anni (più di dieci) che il sindacato denuncia questo tipo di sfruttamento. Il business del mercato delle braccia non riguarda  solo l’agricoltura, ma anche l’edilizia. Un fenomeno che non interessa solo il lavoro massacrante, ma anche l’alloggio e il servizio di trasporto sui luoghi dello sfruttamento. Condizioni di vita che annullano la dignità del lavoratore e della persona stessa.


Insomma ce ne è abbastanza per essere preoccupati. Bene, quindi, ha fatto la Uil, di fronte ad un silenzio assordante, a mettere il tema al centro della campagna elettorale. Ed è importante che sia stato fatto con determinazione. Spesso questi inviti rischiano di cadere nel vuoto. Ma l’organizzazione sindacale non si è fermata al primo appello ed ha fatto l’affondo successivo nel corso di Ping Ping, trasmissione andata in onda la scorsa settimana su Teleromagna che è terminata con la firma dei candidati sindaco a Cesena dell’appello della UIL per il contrasto alle mafie, per la difesa, incentivazione, diffusione di un sistema produttivo fondato sul lavoro di qualità.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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