Cesena vergognati

La strage del 1377 è una delle più efferate della storia, ma la città non la ricorda

Domenica prossima sarà l’anniversario numero 641 del giorno più tragico della storia di Cesena. Il 3 febbraio del 1377 i mercenari bretoni del capitano di ventura John Hackwood, conosciuto dagli italiani come Giovanni Acuto, massacrarono più di cinquemila cesenati.


Uomini, donne e bambini vennero trucidati senza pietà. In meno di tre giorni la città fu rasa al suolo. I cadaveri, ammucchiati lungo le strade, venivano gettati come sacchi nei pozzi o sepolti in grandi fosse comuni scavate nei piazzali davanti alle chiese. Chi riuscì a scampare alla strage, trovò rifugio nella vicine Cervia o a Rimini.

I saccheggi tra le case e nelle vicine campagne continuarono fino al mese di agosto, insieme ai ricatti, agli stupri e alle devastazioni.



Secondo una relazione stilata nel 1371 dal cardinale Anglico, fratello di papa Urbano V e vicario generale per gli Stati della Chiesa in Italia, Cesena aveva 8.300 abitanti. Con il “Sacco dei Bretoni” trovarono quindi la morte più della metà dei cesenati di allora.

Ma Cesena sembra aver rimosso quella strage. Non solo se ne parla pochissimo (quasi per niente), ma anche la toponomastica non la ricorda come si deve. La strage è ricordata intitolando la piazzetta antistante l’ingresso del Comune lato Rocca. Indubbiamente un po’ poco.

Colpe ne ho anch’io. Eccome se ne ho. Per venti anni sono stato il responsabile dell’edizione di Cesena del Corriere Romagna. Ebbene, non solo non ho dato il giusto spazio alla notizia, ma non ho neppure denunciato l’assenza di iniziative per ricordarla come merita. Perché il problema esiste.


La strage del 1377 a Cesena è una illustre sconosciuta. O quasi. È un errore. Un grandissimo errore. Un simile episodio non può finire nel dimenticatoio. Ogni anno andrebbe ricordato con iniziative e incontri, anche nelle scuole. Soprattutto nelle scuole, in tutte. Perché è proprio partendo dai giovani che si deve intervenire per tenere vivi i ricordi raccontando la storia.

A Cesena ad ogni piè sospinto diamo spazio a Novello Malatesta e Renato Serra. Per carità, è giustissimo. Sono cesenati meritevoli che tanto lustro hanno regalato alla città. Ma, io credo, si debba ricordare in modo adeguato anche quella strage. Dovrebbe diventare una costante fissa dei primissimi giorni di febbraio.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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