Non sbertucciate il reddito di cittadinanza

La legge è fatta male, ma quello della povertà è un tema troppo importante per archiviarlo con una battuta

Opposizioni: non fate l’errore di sbertucciare il reddito di cittadinanza. Il rischio è reale e lo è ancora di più dopo che martedì il movimento 5Stelle si è autocelebrato presentando il suo provvedimento simbolo.

Chiarisco: io sono sempre stato critico con il reddito di cittadinanza perché è sempre stato pensato come puro assistenzialismo. È però vero che è stato tarato in modo diverso da come era stato pensato, ma continuo a non condividerlo. Così come sostenni per gli ottanta euro di Renzi, ritengo che utilizzando gli stessi soldi in investimenti pubblici suppletivi si creerebbe un effetto moltiplicatore che porterebbe molti benefici all’economia e, quindi, all’occupazione. Perciò alla povertà.

Aumentare di un miliardo gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo farebbe aumentare il pil dello 0,1% il primo anno e dello 0,2% in quelli successivi. E l’impatto sarebbe stabile. Al contrario, destinare circa nove miliardi al reddito di cittadinanza come previsto dalla legge di Bilancio spingerà la crescita dello 0,2% nei primi anni ma nel medio periodo periodo gli effetti si annulleranno progressivamente. La valutazione arriva dall’Istat, che mercoledì ha diffuso un report sulle Prospettive per l’economia italiana nel 2018-2019. Lo scriveva Il Fatto Quotidiano, senza dubbio il giornale più vicino ai 5Stelle, il 21 novembre 2018, nella sezione Economia.

Inoltre Paul De Grave, uno dei massimi esperti di economia mondiale, intervenendo (Il 10 maggio 2017) in un convegno organizzato da Nomisma ha detto: “L’Imf evidenzia nel World Economic Outlook di ottobre 2014 (capitolo 3) che l’effetto di un aumento dei piani di investimenti pubblici sarebbe significativo e durevole nel tempo. Esso inciderebbe favorevolmente anche sul potenziale di crescita delle economie. Condizione necessaria è che il programma di investimenti si caratterizzi per un adeguato livello di efficienza, in termini di capacità di valutazione, selezione e controllo dei progetti che vanno ad affrontare effettive carenze infrastrutturali. Le simulazioni Imf mostrano, in particolare, che nelle economie avanzate un aumento dell’1% degli investimenti pubblici in rapporto al Pil si traduce, in media, in un maggiore output dello 0,4% nel primo anno e dell’1,5% nel quarto (quindi i benefici sono molto più alti, ma nel medio/lungo periodo ndr). Intorno a questo risultato medio si hanno, però, ripercussioni molto differenziate a seconda della condizione ciclica delle economie, del grado di efficienza del processo di investimento, delle modalità di finanziamento della spesa pubblica in infrastrutture”.


Tutto questo però non giustifica un atteggiamento snobistico da parte delle opposizioni. Errore che fu fatto con gli ottanta euro di Renzi o con l’intervento di Paolo Lucchi: diede 400 euro al mese (per un periodo limitato) a persone in difficoltà in cambio di lavori utili, misura che mi convince di più come forma assistenziale.

La povertà è un problema serio e come tale va trattato. Se un partito sbaglia l’approccio non significa dover minimizzare il problema. Si deve fare politica e spiegare quali sono le proprie ricette. Troppo facile o semplicistico, quindi sbagliato, archiviarle con un semplice: “È campagna elettorale”.

P.S. Ho sempre apprezzato il Buongiorno di Mattia Feltri su “La Stampa”, ma questa mattina mi è piaciuto in modo particolare. Non c’entra niente con quello che ho scritto fino ad ora, ma mi andava di dirlo.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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