Una politica diversa

Alle esagerazioni e alle violenze verbali serve una filosofia diversa dall'utilizzo del web. Si deve tornare al ragionamento e al confronto diretto. E di spazio ce ne è, tanto

Se fossi stato un torinese sabato sarei andato in piazza. E, visto il clima che c’era, ci sarei rimasto. Perché, innanzitutto, come scrive Calabresi su Repubblica, in piazza c’era “un civismo senza odio”. Nulla a che fare e a che vedere con le esagerazioni dialettiche alle quali assistiamo da qualche anno.

 

In piazza però non ci sarei andato per manifestare contro qualcuno, ma per esprimere una mia idea. Concordo con quelle migliaia di persone (forse 40 mila) che chiedevano crescita, sviluppo, progresso e investimenti. Una strada che, invece, la politica del governo non sempre perseguire in modo sufficiente. Una critica, questa, che è mossa in particolar modo dal mondo produttivo.

La manifestazione di Torino, l’assoluzione della sindaca di Roma e gli improperi dei grillini contro i giornalisti hanno catalizzato l’interesse generale ed ha fatto passare in secondo piano una notizia che meritava maggiore eco: il malessere del mondo produttivo del nord. Lo ha raccontato domenica Huffingtonpost facendo la cronaca dall’assemblea di Assolombarda. Il presidente Carlo Bonomi ha detto: “Il governo del cambiamento non ha prodotto una manovra di vero cambiamento. Tutti comprendiamo che il dividendo che si ricerca è quello elettorale, non quello della crescita”.

 

Queste due esperienze inoltre rafforzano la mia convinzione che ci può essere un altro modo di fare politica che non sia quello di vomitare insulti e urlare verità di comodo spesso utili a nascondere le proprie debolezze se non i propri errori.

 

Sì, perché ne sono convinto da tempo. Chi si oppone a questo governo, a questa politica, deve farlo con metodi diversi. Scelta che va fatta essenzialmente per due motivi. Innanzitutto culturale. Ma ce ne è uno strategico: imitare è sbagliato. Puoi rosicchiare qualcosa, ma, alla fine, si tende a preferire l’originale.

Ma per fare una politica diversa serve stare tra la gente. Frequentare la piazza reale. Ascoltare e, nello stesso tempo, spiegare le proprie ricette. È vero che la piazza virtuale (web) è molto pubblicizzata. Ma la gente ha ancora tanta voglia di parlare, di ragionare, di confrontarsi. Cosa che sui social non succede o succede solo in minima parte. Lì c’è soprattutto offesa.

 

Da qualche tempo ho preso l’abitudine di frequentare il mercato ambulante. Lo faccio soprattutto il sabato. Ho riscoperto un mondo. A parte che ho riallacciato contatti con persone che non vedevo da tempo. Poi ho riscoperto il valore e il piacere del confronto, della discussione sana. Quella che sarebbero pronti a fare con i politici. “Ma – si lamentano -, da noi non vengono più. Eppure di cose da dire e di suggerimenti ne avremmo tanti”. Però un consiglio: se pensate di andarci solo a ridosso dalle elezioni rinunciateci.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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