Azzeramento contributi editoria, la Lega si sfila da Vito Crimi e 5 Stelle

Dietro il settore editoriale, superate le esagerazioni del passato, ci sono tante storie di professionalità, impegno, dedizione e coraggio. Che non possono essere cancellate con un colpo di spugna

 

Giornalista professionista, direttore di Radio Padania e de “Il Populista”, Alessandro Morelli è uno dei volti chiave della Lega Nord a Milano, dove è stato assessore nella giunta Moratti. Da marzo 2018 siede alla Camera. A lui Matteo Salvini ha affidato il compito di esternare sulla questione dei contributi all’editoria, su cui l’alleato pentastellato in crisi di risultati spinge con sempre maggiore forza per recuperare quote di consenso. Le dichiarazioni di Vito Crimi al Circo Massimo lo lasciano perplesso. “Con le aziende non si scherza. E quando si parla di posti di lavoro, prima di parlare con spot e slide dobbiamo tutti riflettere bene. Anche condividendo alcuni principi, la Lega lavorerà prima di tutto per non creare una nuova categoria di esodati, dopodichè è disponibile a trovare formule per una nuova gestione del sostegno pubblico all’editoria. Quella sana. Che appartiene al patrimonio culturale e all’identità della nostra nazione”, dice ai giornali della Federazione Liberi Editori.

Crimi qualche giorno fa ha parlato di eliminazione del fondo per il Pluralismo in due anni, suscitando reazioni di ogni tipo.

“Rispetto per le posizioni del M5S ma la precondizione per trovare una sintesi passa per la certezza che nell’immediato e in futuro nessuno dei lavoratori perda il proprio posto di lavoro per l’azzeramento del fondo. Nella stragrande maggioranza dei casi abbiamo a che fare con cooperative no-profit di giornalisti che svolgono un lavoro attento e scrupoloso su tanti territori del paese. Non possiamo legare l’esperienza del governo del cambiamento a una “ghigliottina” che tagli le loro speranze, che azzeri il futuro di tante famiglie. Discutiamo su tutto. Ma per riformare un settore importante come quello editoriale occorre dialogo e condivisione”.

Si calcola che tra i lavoratori diretti e quelli dell’indotto il fondo per il Pluralismo “regga” un settore con quasi diecimila occupati, ma questo non sembra interessare il partito di Casaleggio e associati.

“Non bisogna assolutamente trascurare l’effetto moltiplicatore che il Fondo riesce oggi a produrre. E nemmeno sottovalutare di quanto si sia già ridotto negli anni. Infine bisogna valutare quanto costerebbe dal punto di vista degli ammortizzatori sociali l’esodo di massa che una norma radicale potrebbe comportare. Infine sono altrettanto sicuro che, al di la degli slogan propagandistici, anche Crimi e il M5S abbiano a cuore i tanti giornali locali senza padroni”.

A chi fa notare che in base alle norme incentivanti della legge vigente molte aziende hanno fatto importanti investimenti sul digitale, Morelli risponde come chi conosce bene ceti produttivi dei territori in cui opera:
“Credo che le regole del gioco non vadano mai cambiate in corsa. Dietro il settore editoriale, superate le esagerazioni del passato, ci sono tante storie di professionalità, impegno, dedizione e coraggio. Che non possono essere cancellate con un colpo di spugna”.

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