A che gioco stiamo giocando?

La vice ministro dell'Economia (grillina doc) dice che il lavoro del precedente governo va nella direzione giusta, ma poi smontano tutto. Attenzione, coi numeri non si scherza

Non sapevo che il Pd avesse fatto tanto in Europa. Il precedente governo era sulla strada giusta per quanto riguarda la gestione dei conti, le ricette adottate per la finanza locale, i rapporti con l’Europa. Parole che pesano come un macigno, ma che non sono state dette da Gentiloni o da Padoan, ma da Laura Castelli, vice ministro dell’Economia e grillina doc. Di quelle dure e pure. E non le ha dette in un incontro fra amici, ma nel corso di una riunione della commissione Bilancio.

 

Era riportato, con ampio spazio, sui quotidiani di giovedì. Non ho subito ripreso la notizia perché mi aspettavo che oggi ci sarebbe stato un fuoco di fila di smentite. Invece niente. Quindi è legittimo porsi una domanda: a che gioco stiamo giocando?

Quando cambia un governo è scontato un cambiamento delle strategie. Però, di solito, si cerca di dare continuità a quello di buono che è stato ereditato. Invece qui succede l’esatto contrario: si smantella quello che, secondo l’attuale vice ministro dell’Economia, non solo era stato fatto bene, ma andava nella direzione giusta. È un po’ come la riforma delle pensioni. Il governo, nel Def (non nelle segrete stanze) scrive che l’attuale sistema è buono e garantisce un futuro. Poi lo cambiano.

 

È logico? Secondo me no. Con questo non voglio dire che vada tutto bene madama e la marchesa. Assolutamente no. Di Maio ha ragione quando dice che si deve combattere la povertà. Ma quella non si combatte con una mancia. Perché a tanto il reddito di cittadinanza si ridurrà se verranno confermati i numeri attuali.

 

Per arrivare a dare delle risposte adeguate serve innanzitutto aumentare il Pil e poi fare partire delle manovre di contenimento del debito. Guardate che l’indebitamento non è solo un numerino, come qualcuno vuol far credere. Più aumenta l’esposizione meno soldi ci sono per la gestione corrente. Perché non possiamo stampare moneta. Quindi per finanziarci dobbiamo andare sul mercato. E gli interessi (alti o bassi che siano) hanno un costo che pesa sul bilancio corrente e drenano risorse per le spese quotidiane. Quindi, ridurre il debito pubblico non significa fare un piacere all’Europa, ma a se stessi. Significa avete più soldi a disposizione per finanziare i vari capitoli di spesa.

Questo, sia chiaro, vale anche a livello locale. Più i conti sono in ordine (indebitamento basso), più ci sono disponibilità per finanziare le proprie scelte politiche. Io, forse un po’ romanticamente, continuo a credere che ci siano politiche di destra e di sinistra. Però per i numeri no. Anzi, per i saldi. Per quelli c’è solo una politica: il buonsenso.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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