Un brand per il turismo

Per riuscire a fare il salto di qualità serve un elemento trainante. Ma satebbe un percorso a medio/lungo termine. Bisognerebbe investirci sapendo che il ritorno non sarebbe immediato

C’è un cesenate che meriterebbe molti più apprezzamenti di quanti non ne riceva. È Lelio Burgini, autodidatta che si è specializzato in ricerche storiche su Cesena e i suoi personaggi. È solo grazie a Burgini se Marietta Alboni in città è uscita dall’anonimato in cui, ingiustamente, era finita. Ma quella del contralto è solo la punta dell’iceberg delle ricerche di Burgini.

 

Adesso, sempre muovendosi sulle tracce di Marietta Alboni, Lelio ha portato alla luce la storia di due cugini cesenati. Entrambi si chiamavano Antonio Bagioli poi trasferitisi negli Usa. Lo studio è stato pubblicato domenica sulla cronaca di Cesena del Corriere Romagna in un pezzo firmato da Gianpaolo Castagnoli.

Emerge che Teresa, la figlia di uno dei Bagioli, ebbe una storia molto movimentata sulla quale, negli Stati Uniti, sono stati pubblicati molti libri e attorno alla quale è stato creato un marketing importante.

 

Leggendo l’articolo, questo è un altro aspetto che mi ha colpito. E si è rafforzata una mia convinzione: serve un brand per lanciare la città turistica. Lo ritengo un passaggio  fondamentale. Dal punto di vista turistico a Cesena le cose non vanno male. Però più di tanto non si può pretendere.

 

Del resto pensate a cosa sarebbe Verona senza Romeo e Giulietta. Farebbe 15 milioni di presenze? Oppure Gradara senza Paolo è Francesca. O ancora Pisa, secondo voi senza la torre avrebbe tre milioni di presenze. O ancora Salisburgo. È carina, ma senza Mozart difficilmente arriverebbe a 25 milioni di presenze.

 

Insomma, il quadro è abbastanza chiaro: se non sei Roma, Firenze o Venezia puoi diventare un polo di attrazione turistico solo se c’è un elemento trainante. Che poi sarebbe anche il file rouge che porta a mettere o sistema tutto quello che c’è.

È un po’ il problema di Cesena. La città è bella e non ha niente da invidiare a Verona, a Pisa, a Salisburgo. Ma non entra nei grandi circuiti perché manca quel tassello. E poco conta che sia una città che trasuda di storia. Si era pensato (e sperato) che il magnete potesse essere la Malatestiana. Ma di per sé stessa, anche se è diventata patrimonio dell’Umanità, non è sufficiente per fare da polo attrattivo.

 

Di figure legate a Cesena ce ne sono parecchie. Compreso il Carducci che aveva fatto di Villa Silvia (ancora c’è la sua camera da letto) un punto di riferimento. C’è Violante Malatesta. Oppure Monty Banks. Insomma, la scelta ci sarebbe. Ma nulla viene per caso. E non sarebbe neppure un percorso breve. Però per percorrerlo serve crederci e investirci.

Questo post è stato letto 73 volte

Avatar photo

Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *