Il lavoro del futuro

Quando si sente parlare degli scenari relativi al lavoro del futuro il pensiero corre ad immagini ai confini della realtà: algoritmi, droni, robot ed impiego di persone sempre in misura minore. Anche per le più semplici funzioni.

Poi una sera, dopo aver già lavorato tutto il giorno, pensi di verificare l’avanzamento su internet di una pratica in un ufficio pubblico. Niente di straordinario, hai già verificato il PIN e compilato i campi obbligatori. La prima volta salta il collegamento, poi dopo aver rifatto tutto ti accorgi che c’è un errore che non riesci a cancellare. Riprovi cliccando in sequenza le mascherine che ti fanno vedere le gigantesche potenzialità del sistema informatico. Peccato però che il tuo errore impedisce l’avanzamento. Resta là come un macigno sulla tua consapevolezza di non essere un Neanderthal del computer.

Pensi di coinvolgere tua figlia tredicenne… lei ci riuscirebbe sicuramente, ma quel suo sorrisino nelle prossime settimane, poi, chi lo sopporta?

Per un attimo rimpiangi quelle belle file da 30-40 persone in attesa del tuo turno e ti sembra di essere coetaneo del Neorealismo. Se ti fossi organizzato con qualcosa da leggere, prima o poi sarebbe toccato a te e saresti uscito dall’ufficio con il risultato raggiunto: perché alla fine della coda c’era una persona che sapeva fare il suo mestiere. Invece stasera, davanti al computer, c’è uno con l’illusione di saper fare una cosa per la quale non ha studiato, non si è esercitato e soprattutto non è pagato.

Ed ecco che immediatamente i confini della realtà, il mondo che cambia e il futuro che ci aspetta, si stringono attorno al mouse, portando le stelle delle illusioni alle stalle della frustrazione.

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Cristian Maretti

Cristian Maretti è direttore di Legacoop Agroalimentare Nord Italia, ruolo che lo porta a vivere a cavallo tra Forlì, Bologna, Roma e Bruxelles. Su Romagnapost.it scrive di temi legati all'agricoltura e all'Europa, con un occhio particolare a come ci vedono all'estero.