Nuova filosofia per il centro

Ci saranno sempre più pubblici esercizi. Per supportarli servono iniziative di qualità che portino gente. L'esempio è il Festival del Cibo di strada


Non conquista le prime pagine dei giornali perché le crisi sono tante e diffuse un po’ ovunque. E mai con numeri clamorosi: ma messe tutte insieme le ristrutturazioni, le chiusure e i licenziamenti testimoniano la crisi (qualcuno direbbe le trasformazioni) in atto nel settore del commercio al dettaglio. Le vendite online e giganti come Amazon stanno mettendo in crisi anche la grande distribuzione organizzata, che a sua volta aveva causato la moria dei piccoli negozi di quartiere e nei piccoli centri. Nei casi più eclatanti, il sindacato è riuscito a portare le vertenze al ministero dello Sviluppo economico, ma non sempre i numeri sostengono questo tipo di soluzione. E contro i giganti delll’e-commerce politica e pubblica opinione sono mobilitati soprattutto per un tema fiscale, meno per le conseguenze che sta portando nel mondo del lavoro.

 

Questa è la prima parte di un articolo uscito ieri su repubblica.it, sezione economia. La seconda parte fotografa la situazione azienda per azienda. Tutte, chi più, chi meno, prevedono riduzione del personale.

Non è un fulmine a ciel sereno. Da tempo Si parla dei problemi che la vendita online sta provocando ai centri commerciali. E la situazione, temo, è destinata a peggiorare. Da uno studio della Confesercenti cesenate, presentato durante l’assemblea annuale, emerge che l’italia è uno dei paesi dove le vendite online hanno una quota di mercato bassa e che potrà solo aumentare.

 

Io non sarò tra quelli. Ma non faccio testo. Del resto non frequento neppure i centri commerciali. Però non servono degli studi per capire che si andrà sempre più in quella direzione. È sufficiente parlare con i conoscenti. Soprattutto con i più giovani.

https://www.flickr.com/photos/ziowoody/

Cesena – Palazzo del Capitano (photo credits: https://www.flickr.com/photos/ziowoody/)

Quindi è facile immaginare che le ripercussioni ci saranno anche per i negozi tradizionali. Ed è fuori di dubbio che i centri storici vadano ripensati. Ma anche questa non è una novità assoluta. Da tempo le associazioni di categoria ipotizzano un mutamento commerciale: meno commercio tradizionale, più pubblici esercizi.

 

Quindi è anche logico che serva una filosofia e una programmazione diverse da quelle attuali. Bisogna portare gente in centro. Più cesenati e romagnoli e, anche, più turisti. I bar, i ristoranti, le gastronomie, i chioschi per lavorare hanno bisogno di molte presenze. Ma le persone devono essere incentivate. È vero che il centro di Cesena è molto bello (a mio avviso il più bello della Romagna), ma da solo non basta. Serve il valore aggiunto. Come lo sono i muri dipinti per Dozza, Paolo e Francesca per Gradara, il palio per Siena, Don Matteo per Spoleto.

Ma, in assenza di un elemento attrattivo forte si dovrà puntare sulle iniziative. Che devono essere di ogni tipo. Ma, soprattutto, di qualità. Nel recente passato è stato criticato il Festival del Cibo di strada. Mi sembra assurdo. Ce ne fossero. Se ogni mese fosse organizzato qualcosa con lo stesso richiamo non dico che il centro storico svolterebbe, ma farebbe un considerevole passo in avanti.

 

Ma nulla viene per caso. Servono idee, soldi e capacità.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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