Tutto cambia perché nulla cambi

La politica nazionale mi sembra essere tornata al passato. Lo stallo si ripercuote sul livello locale. Dopo le elezioni doveva esserci chiarezza, invece aumentano le domande senza risposta

Che barba, che noia. Ogni giorno che passa mi riconosco sempre più nella storica frase che per anni Sandra Mondaini ha pronunciato alla fine della puntata di Casa  Vianello. Lei si riferiva ad una presunta monotonia della vita quotidiana, io alla situazione politica.

 

Leggere tutti i giorni delle trattative per la formazione di un governo ormai è diventato noioso. Capisco i giornali. Ma, onestamente, è una situazione che non mi sta piacendo. E, come me, credo che molti altri siano stanchi. Altro che terza Repubblica della quale parlano i grillini. Qui siamo tornati al peggior momento della prima Repubblica. Quello paludato.

Come andrà a finire non lo so. Ancora non arrivo a dire “francamente me ne infischio”, ma ci sono molto vicino. Un pessimismo dettato dallo spettacolo a cui si assiste quotidianamente. Quelle istituzioni che dovevano essere aperte come una scatoletta di tonno sono tornate ad essere il teatro dei vecchi riti.

 

Sono cambiati i protagonisti. Ora le carte le danno Di Maio (5Stelle) e Salvini (Lega). Ma,  la mia impressione, è che siano i cambiati i fattori, ma non il prodotto. Non a caso è da qualche giorno che mi frulla per la testa un’altra frase piuttosto conosciuta: tutto cambia perché nulla cambi. È contenuta nel “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa.

 

Sbaglio? Può darsi. Io non credo. Lo vedremo fra non molto tempo.

 

Quello che mi dà più fastidio è che l’impasse nazionale tiene in stallo anche il livello locale. Ingenuamente pensavo che dopo le elezioni nazionali si sarebbero accese le micce a livello locale. Invece tutto tace. Ed ho paura che la situazione resterà tale ancora per un po’ di tempo. Mi riferisco ai candidati. Probabilmente nessuno vuol fare la prima mossa. E, temo, che tutto slitti a dopo l’estate.

 

Infatti, se le decisioni non saranno prese entro la fine di maggio, è facile immaginare che di candidati se ne ne parlerà in autunno.

Ad aprire le danze potrebbero essere i 5Stelle. Subito dopo il voto nazionale Natascia Guiduzzi, leader maxima dei pentastellati, ha detto che sul nome avevano le idee chiare e presto lo avrebbero proposto all’assemblea. Lo farà, oppure temporeggerà?

 

Io resto dell’idea che il favorito sia Vittorio Valletta. Nel caso sia questa la soluzione l’unico dubbio è legato a Cesena siamo noi. Resterebbe diventando un alleato dei 5Stelle o si scioglierebbe?

E il centrodestra che farà? Resisterà l’asse Lega/Forza Italia? Se sì, Casali dovrà vedersela coi pruriti leghisti?

 

E il Pd come si muoverà? Chi saranno gli alleati? Simona Benedetti/ Enzo Lattuca continueranno ad essere i soli possibili candidati? Ma la vera domanda è: che ne sarà del Pd derenzizzato? Il sondaggista Renato Mannheimer (intervista a Libero) non esclude che molti dei “fuoriusciti” tornino a votare per il Pd.

In tutto questo vi invito a non disinteressarvi di Potere al Popolo. In un sondaggio nazionale (ripeto, vanno presi con le molle) pubblicato nei giorni scorsi veniva dato al due per cento. Abbaglio del sondaggista? Fuoco di paglia?

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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