Trasferirsi per studi, da Roma a Forlì

Roma-Forlì, biglietto di sola andata. Cambiare aria può essere stimolante, emozionante, a volte necessario, ma mai semplice. Nel mio caso, lo spostamento è stato dettato da motivi accademici. Passare da una metropoli con tre milioni di abitanti ai poco più di centomila di Forlì è stato un vero e proprio shock: niente caos, niente traffico, niente stress. Ci è voluto qualche mese prima che mi abituassi ai nuovi ritmi, ma alla fine sono arrivato alla conclusione che la scelta di trasferirsi in Romagna è stata davvero la migliore possibile.

Nuove abitudini. Catapultato frettolosamente nella nuova città, ho imparato velocemente ad apprezzarne ogni piccola sfumatura. I portici in centro, il parco urbano (chiamato il più delle volte “dei conigli” per la presenza dei simpatici roditori), le aule studio in Valverde, le spianate farcite della signora Anna: tutta una serie di piccole cose che insieme rendono piacevole la mia nuova vita da fuorisede. Invece dell’automobile, a Forlì ho portato una bicicletta, con cui è facilmente raggiungibile ogni angolo della città, dotata tra l’altro di pista ciclabile che arriva quasi ovunque. Piccola e misura d’uomo, i principali monumenti possono essere raggiunti senza difficoltà anche a piedi. L’area artisticamente più affascinante si sviluppa intorno a Piazza Saffi, una delle più belle in Italia, nel cui centro svetta l’iconica statua di Aurelio Saffi, triumviro della Repubblica Romana del 1848. Di grande interesse storico la Rocca di Ravaldino, che difese la città per tutto il Medioevo e nel 1500 fu luogo dell’assedio di Cesare Borgia alla Signora di Forlì, Caterina Sforza, e il Museo di San Domenico, dove sovente si organizzano prestigiose mostre di rilevanza internazionale.

Università fiore all’occhiello. Alma Mater, oltre ad essere l’università più antica d’Europa, è anche una delle migliori a livello nazionale. Forlì, con il suo campus (recentemente sottoposto a un restyling, con il nuovo parco e nuove strutture), rappresenta ormai una realtà nel contesto delle università italiane e garanzia di eccellenza per la formazione degli studenti. Non è un caso che vi siano giovani provenienti da tutto il Paese e, grazie al programma Erasmus, l’Europa. Questo crogiolo di culture e di esperienze così diverse tra loro danno vita a un’ambiente eterogeneo, nel quale il confronto diventa un’occasione di crescita e di apertura mentale.

“Mi hanno detto che a Forlì non c’è nulla da fare”. Per chi viene da una grande città, come nel mio caso, Forlì effettivamente non offre grandi opportunità di svago. Una criticità che ho riscontrato è la difficoltà di Forlì nel trasformarsi in una città universitaria, su misura per lo studente. In tal senso, la città romagnola dovrebbe seguire l’esempio di Bologna e Padova, le cui amministrazioni hanno incentivato massicciamente l’afflusso di studenti da ogni parte d’Italia tramite politiche che tendono a mettere i giovani al centro della vita cittadina, con un’offerta culturale e di servizi ricreativi di altissimo livello. Forlì spesso viene etichettata come una città “morta”, dove la desolazione regna sovrana persino in quelli che dovrebbero essere i luoghi di aggregazione. La soluzione è incentivare ad abitare gli spazi aperti e lasciarli vivere con gioia a chi è di passaggio e a chi arriverà, anche per evitare la creazione di un campus avulso dal contesto cittadino.

Forlì, una seconda casa. Nel complesso, la mia esperienza in Romagna la considero più che positiva, tanto che ad oggi mi sento un forlivese d’adozione. Ho trovato persone cordiale e simpatiche, amici che porterò sempre nel cuore, in poche parole una seconda casa. Consapevole che prima o poi farò il percorso inverso tornando a Roma una volta finiti gli studi, sono convinto che con Forlì non sarà un addio, ma un affettuoso arrivederci.

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