La testata dell’odio contro i giornalisti

Le bandiere possono essere di diverso colore, ma la conclusione è sempre la stessa: tappare la bocca. O rompere il naso.

Premetto: questo è un commento banale. Ma anche le considerazioni più scontate talvolta val la pena di ripeterle, affinché non ci si dimentichi mai dei fondamentali, pena ricordarsene quando ormai è troppo tardi, come si fece nella prima metà del secolo scorso e come ancor oggi si tende a fare in qualche parte d’Europa. La testata di Ostia: un cronista pone una domanda al gestore di una palestra (incensurato ma membro di una famiglia in odore di mafia) che appoggia CasaPound e questo di rimando gli spacca il setto nasale, inseguendolo poi con un manganello in mano. Non è certo un semplice episodio di cronaca nera o banale intolleranza di strada, tanti sono stati gli applausi virtuali raccolti dal picchiatore nero. Le parole di odio e di denigrazione contro i giornalisti (‘’Il 99% sono servi del potere’’) risuonano anche nelle apparenti condanne vergate da esponenti di diversi partiti o movimenti con la V maiuscola in mezzo. Anche qui in Romagna.
La testata in faccia di Ostia è ovviamente figlia di una ben precisa cultura politica (chiamiamola così) che fa dell’annientamento fisico dell’avversario e delle voci libere un suo preciso dogma. Da sempre. Sono i nemici della libertà che esigono libertà. Vecchia storia. Ma la giustificazione della violenza contro i giornalisti è anche un portato più recente del populismo dilagante nella rete e nella società: in questa definizione non c’è nulla di negativo o banale, è la perfetta etichetta di chi si richiama a un principio assoluto – il popolo – del quale si fa l’unico interprete. E qui le bandiere possono essere di diverso colore, ma la conclusione è sempre la stessa: tappare la bocca. O rompere il naso.

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Emanuele Chesi

Emanuele Chesi è capo della redazione del Resto del Carlino di Cesena. Per Romagnapost scrive di media, in particolare del rapporto tra informazione e politica, e di tutto quello che gli viene in mente.