Dieci anni che c’è crisi

Nei giorni scorsi si è “celebrato” il decimo anniversario dell’ufficiale inizio della crisi economica che ancora ci avvolge in molte parti.
Correva l’autunno 2007 e negli Stati Uniti certe invenzioni finanziarie cominciavano a dare qualche segno di cedimento. Alcune di quelle invenzioni portarono poi nel 2008 al crac dei Fratelli Lehman.
Gli anniversari “tondi” servono spesso per fare il punto della situazione e commentatori molto più autorevoli di me hanno spaziato su questo tra USA, UE e resto del mondo.


Mi vorrei fermare più vicino a casa nelle valutazioni su come abbiamo attraversato questo periodo difficilissimo, che oggi per alcuni timidi segnali economici con segno più sembra volgere al termine. Più che analisi numeriche mi piacerebbe capire se questo lungo periodo ha modificato il nostro modo di pensare.
Per esempio, nel fare il nostro mestiere abbiamo ancora lo stesso livello di certezze? Nel pensare e progettare i nostri prodotti e servizi abbiamo inserito delle particolari modalità di ascolto dei clienti? Nell’organizzazione del nostro magazzino o della nostra struttura ci sono nuovi elementi legati all’informatica e all’elettronica? Nel reperimento delle risorse umane per la sostituzione di chi andava in pensione abbiamo seguito nuovi metodi legati a competenze innovative? Nell’uso e nella valorizzazione delle risorse finanziarie, quali elementi di valore aggiunto abbiamo creato realmente?
Chiunque di noi può provare a rispondere. Nel mio caso probabilmente il cambiamento più evidente sta nell’aumento della circonferenza addominale, ma la domanda che più spesso affronto riguarda l’evoluzione del mio grado di disponibilità al cambiamento. Ammetto che ancora oggi la risposta dipende molto da come mi sveglio al mattino.

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Cristian Maretti

Cristian Maretti è direttore di Legacoop Agroalimentare Nord Italia, ruolo che lo porta a vivere a cavallo tra Forlì, Bologna, Roma e Bruxelles. Su Romagnapost.it scrive di temi legati all'agricoltura e all'Europa, con un occhio particolare a come ci vedono all'estero.