C’è molto spazio a sinistra

Secondo un sondaggio pubblicato da Il Fatto Quotidiano una lista unica può arrivare al sedici per cento. Saviano il leader preferito. Ma serve svecchiare. Sia a livello nazionale che locale. È necessario anche per avere le idee per presentare una proposta politica moderna

La sinistra unita al sedici per cento. Lo scrive oggi Il Fatto Quotidiano citando un sondaggio della Ipr Marketing. È una notizia alla quale il giornale diretto da Marco Travaglio dà molto spazio, l’ha scelta come apertura. La sorpresa però riguarda le preferenze fra i leader: Quello su cui è riposta la maggior fiducia è Saviano (72 per cento) seguito da Rodotà (58 per cento). Fin qui nessuna novità. Poi, udite udite,  Bersani (42 per cento) che supera Pisapia (39), Landini (37). In coda Frantoianni (28) e Civati (27).

 


Che la sinistra abbia bisogno di unirsi è fuori di dubbio. È una necessità che va ben oltre la legge elettorale (quale sarà?) e l’eventuale sbarramento. La lista unica serve per evitare una inutile e dannosa dispersione di voti che, alla fine, fa perdere visibilità e peso politico a un’area che nel paese è ancora rilevante. La strada però non è così facile.
Io quel sondaggio ancora lo prenderei con le molle. Non per sfiducia, ma per sano realismo. Di sicuro il lavoro fatto dall’Ipr Marketing è importante perché attesta che un tipo di offerta ha un bacino potenziale importante. Però sarebbe tutto da conquistare. E per farlo servirebbe una ventata di aria nuova. Sia per quanto riguarda i nomi che la proposta politica.


Innanzitutto ci vorrebbe uno svecchiamento. Per prima cosa devo chiedere scusa a Bersani. Ho sempre ritenuto che potesse solo fare la parte del padre nobile, invece, numeri alla mano, non è così. Però la vedo come l’eccezione che conferma la regola. Serve un profondo cambio generazionale. Ho sempre contestato la forzatura del giovanilismo, ma ritengo ancora più sbagliato continuare a riproporre le stesse facce che sono sulla scena da almeno trent’anni. Sia a livello nazionale che locale. Nessuno chiede a D’Alema o a tutti quelli come lui di fare il nonno o di andare a spasso con il l cane. Ma, per tutti, nella vita, arriva il momento in cui bisogna fare un reale passo indietro.
Poi si può continuare a coltivare la propria passione (nel caso specifico la politica), ma avendo l’umiltà di mettersi al servizio dei più giovani e contribuendo a far crescere una nuova classe dirigente. Invece non succede. Non facciamo finta di niente. Nessuno o quasi si attesta in una nuova dimensione. Tutti non solo vogliono restare saldamente alla guida, ma, purtroppo, spesso mettono i propri interessi personali al primo posto.


Alla lunga questo è un problema sia per l’attrattività che per l’offerta politica. La sinistra (come tutto nella vita) ha bisogno di modernizzarsi, di innovare. E non possiamo pensare che la forza propulsiva e innovativa sia la stessa di un giovane che di una persona che è sulla scena da cinque e più lustri. Quest’ultimo ha, invece, un patrimonio di esperienza che sarebbe molto utile al suo successore. Si creerebbe il mix ideale. È vero, è più facile da dire che da fare. Anche se per riuscirci basterebbe un po’ di buonsenso è un po’ meno egoismo.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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