Nel Pd molti mal di pancia, ma no defezioni

Almeno per ora saluta solo Zuccatelli. Però per l'immediato futuro non possono essere date certezze anche se sui malpancisti cresce il pressing da parte degli amici e quello dovrebbe essere un argine importante

C’è sconcerto e preoccupazione, ma non una sorpresa eccessiva. Dai vertici del Pd locale l’addio di Vasco Errani era una delle opzioni prese in considerazione. È ovvio, la speranza era che l’ex governatore non se ne andasse. Ma così non è stato e la botta si è fatta sentire. Per ora non sono previste uscite. A parte quella scontata di “Beppe” Zuccatelli, amico di lunga data di Bersani, che comunque non metterà in difficoltà il gruppo consiliare. Anche questo era ampiamente previsto.
Il problema per ora è capire come reagirà una base che è sempre più confusa e che non approva quello che sta succedendo. Per cercare di dare delle risposte si stanno organizzando incontri. Uno di questi di terrà domani sera alla casa del popolo di S. Egidio ed è convocato da Enzo Lattuca. Non saranno assemblee facili. Non perché ci sarà contestazione, assolutamente no. Ma perché molto del malessere che c’è fra la base, lo si respira anche fra gli esponenti del gruppo dirigente. Ed è difficile rassicurare quando anche tu sei attanagliato da dubbi.  Il problema però è diverso. La base è incredula per quello che sta succedendo. Ma molti del gruppo dirigente faticano a riconoscersi in questo Pd.
Il problema è che c’è molta distanza dalle scelte di Renzi. Più che le decisioni politiche, molte comunque contestate, non piace l’approccio. E hanno ragione. Un leader deve essere inclusivo. Renzi non lo è. Ma non perché ha creato il cerchio o giglio magico. Quello lo fanno tutti. Da quando esiste la politica, ma non solo. Chi guida qualcosa (partito, ente o azienda) si circonda di persone di fiducia. È naturale. Bisogna però creare un gruppo dove è possibile entrare. Dove non sono ammessi solo gli amici della prima ora. Un gruppo dove il capo è il vertice, ma lascia briglie libere ai collaboratori. Del resto il significato dell’aggettivo inclusivo è molto chiaro. Non servono giri di parole. È sufficiente fare copia/incolla del vocabolario: che estende a quanti più soggetti possibili il godimento di un diritto o la partecipazione a un sistema o a un’attività.
Renzi è così? Secondo me no. E sono in molti dentro al Pd cesenate (ma non solo) a pensarla così. Ed  è per questo che ci sono tanti mal pancia. Alla fine, però, credo che le defezioni saranno ridotte al minimo. Perché sta prevalendo una convinzione: Renzi non è il Pd. Ha vinto le primarie. Di sicuro vincerà le prossime. Ma può essere combattuto dall’interno e battuto.

E quella battaglia partirà da domani. Poi si vedrà chi ne farà parte. Anche quello sarà un aspetto molto interessante da verificare.
Nel frattempo però il collant è Cesena. È quello che tiene unito i vertici. Anche chi ha i mal di pancia maggiori è consapevole che frazionarsi è molto pericoloso. Il rischio sarebbe altissimo, anche perché sarebbe molto difficile proporre un’alleanza dopo una scissione. Quindi dovrebbe o potrebbe (trovare il verbo giusto non è facile) passare la linea che la prima scelta è l’unità e poi combattere pancia a terra contro l’usurpatore fiorentino.
Questo alle dodici (minuto più, minuto meno) di giovedì 23 febbraio. Probabilmente sarà così anche domani. E dovrebbe esserlo anche la prossima settimana. Però non c’è niente di garantito. Per un po’ di tempo la situazione andrà modificata in continuazione.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.